L’Islam e la Russia. Intervista a Albir R. Krganov (Assemblea musulmani russi)

8mila moschee e 20 milioni di fedeli. Islamofobia e terrorismo: si punta sul dialogo.

di Giuliano Bifolchi * –

MOSCA. L’Islam è la seconda religione della Federazione Russa e conta 20 milioni di fedeli (dati ufficiali del 2012) e più di 8 mila moschee. Sin dall’epoca antica la religione islamica ha sempre fatto parte della società russa venendo però osteggiata sia durante il periodo zarista che quello sovietico. Con l’inizio della crisi economico-politica e ideologica dell’Unione Sovietica le regioni a maggioranza musulmana iniziarono a sperimentare un ‘revival islamico’ che favorì la diffusione dell’Islam politico e delle ideologie islamiste come il wahhabismo, il salafismo, la Fratellanza Musulmana e Hizb ul-Tahrir, dovute anche ad influenze esterne dei paesi dell’area mediorientale e del Golfo. Ed è proprio a seguito della caduta dell’URSS che la Russia iniziò a conoscere il fenomeno della radicalizzazione, in special modo nel Caucaso del Nord, che portò in alcune aree del paese alla nascita e diffusione del terrorismo di matrice islamica con attentati organizzati ai danni della popolazione civile, delle forze di sicurezza e dei membri del governo. Se in passato Imarat Kavkaz (Emirato del Caucaso), organizzazione terroristica il cui obiettivo era quello di creare un emirato nel Caucaso settentrionale dove far vigere la sharia, aveva rappresentato il problema principale per la sicurezza nazionale russa organizzando attentati in tutto il paese ed arrivando anche a minacciare lo svolgimento dei Giochi Olimpici Invernali di Sochi 2014, oggigiorno lo Stato Islamico e la propaganda jihadista in lingua russa sembrano essere divenuti gli elementi maggiormente destabilizzanti.

Nella Russia attuale il governo mette in evidenza il ruolo significativo dell’Islam tradizionale e descrive il paese come multiconfessionale in cui ogni religione è protetta dall’autorità centrale e dalla legge federale. Quanto dichiarato dal Cremlino, però, viene contestato da una parte dei media e dalle ONG che sovente denunciano le violazioni dei diritti umani, la diffusione dell’islamofobia e l’affermazione di uno scontro sociale tra i russi etnici di religione ortodossa e i cittadini non di etnia russa di fede musulmana tra cui si devono annoverare anche i nuovi migranti provenienti da stati musulmani post-sovietici come l’Uzbekistan, Kirghizistan, Tagikistan.

Abbiamo incontrato Albir R. Krganov, presidente dell’Assemblea spirituale dei musulmani di Russia, vicedirettore della Commissione sull’Armonizzazione delle Relazioni Interetniche e Interreligiose della Camera Civica della Federazione Russa e capo del Gruppo di lavoro sulla Lotta all’estremismo pseudo religioso del Consiglio di coordinamento antiterrorismo, con l’intento di comprendere l’attuale situazione della comunità musulmana russa e le strategie del Cremlino per contrastare la radicalizzazione ed il terrorismo.

– Signor Krganov può fornirci una panoramica della comunità musulmana russa per comprendere meglio l’importanza dell’Islam nella Federazione Russa?
“Secondo le statistiche ufficiali in Russia ci sono circa 20 milioni musulmani considerando anche i migranti provenienti dai paesi dell’Asia centrale. La maggior parte dei musulmani vive nelle regioni del Volga, Siberia, Tatarstan, Bashkortostan e nel Caucaso del Nord, anche se è possibile notare una presenza rilevante di credenti musulmani nelle principali e più grandi città del paese.
Mosca potrebbe essere una buona dimostrazione di convivenza tra diverse religioni perché il numero di musulmani è in continua crescita, l’amministrazione sta rispondendo ai desideri della comunità musulmana, e non si registrano problemi tra sunniti e sciiti che vivono insieme nel rispetto l’uno dell’altro come avviene generalmente in tutta la Federazione Russa.
La comunità musulmana ha vissuto sul territorio russo per più di un migliaio di anni e questo significa che l’Islam nella Federazione Russa non è un fenomeno nuovo o contemporaneo, ma trova la sua radice nel processo storico e socioculturale. Durante i secoli ci sono stati diversi episodi ed eventi che collegano l’Islam alla Russia e questo è il motivo per cui oggi è possibile parlare di un ‘Islam tradizionale ufficiale’ che deriva da un lungo processo. L’Islam può essere considerato parte della nostra identità religiosa nazionale: molti musulmani infatti vivevano sotto l’impero zarista e grazie agli accordi presi con l’autorità centrale poterono costruire moschee e centri religiosi. Durante il periodo sovietico, invece, il nostro paese ha mostrato che la coesistenza tra diversi gruppi religiosi era possibile e i musulmani rivestirono ruoli importanti in diversi settori.
Probabilmente una grande differenza tra Europa e la Russia è l’esperienza nella gestione di diversi gruppi religiosi. In effetti, in passato, la presenza islamica ha interessato soprattutto l’Europa meridionale e i Balcani, mentre al giorno d’oggi a causa della crisi migratoria l’Islam si sta diffondendo in tutto il continente, anche nel Nord Europa, e diventando un aspetto importante della società. Ciò significa che alcuni paesi europei affrontano solo ora problemi riguardanti l’armonizzazione di diversi gruppi religiosi ed etnici, mentre noi in Russia abbiamo una lunga tradizione ed esperienza grazie al nostro passato che possiamo condividere”
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– Come è possibile creare oggi una nazione russa dove vivono diversi gruppi religiosi ed etnici e allo stesso tempo equilibrare i valori ortodossi russi con quelli musulmani? E come si combina il processo di armonizzazione religioso ed etnico con il crescente fenomeno dell’islamofobia?
“La Russia ha un patrimonio sovietico composto da un’importante tradizione religiosa come dicevo prima. Il Cristianesimo, l’Islam, l’Ebraismo e il Buddismo sono presenti nel nostro paese fin dall’epoca zarista. Sotto la famiglia Romanov fu firmato un accordo che garantiva la coesistenza di diverse religioni dimostrando che è possibile creare uno stato multiconfessionale e multietnico caratterizzato da tolleranza e rispetto.
Per quanto riguarda l’islamofobia, posso dirvi che questo è un problema o un fenomeno di solito riportato dai media e dalle organizzazioni internazionali che non conoscono la vera situazione socioculturale e talvolta promuovono anche un messaggio di propaganda contro di noi. A livello governativo, qualsiasi tipo di ideologia discriminatoria come la xenofobia, l’islamofobia, la cristianaofobia, la giudeofobia è condannata, vietata e contrastata e non rappresenta la politica nazionale”
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– Durante gli anni ’90 in Russia si è registrato un ‘revival islamico’ e paesi stranieri, in particolare l’Arabia Saudita, hanno approfittato della crisi post-Unione Sovietica per favorire la diffusione delle loro ideologie finanziando anche organizzazioni locali accusate di aver promosso la radicalizzazione. Concorda anche lei con alcuni media ed esperti quando dichiarano che l’Arabia Saudita può essere una minaccia per la Russia perché Riyadh usa il suo ruolo religioso nella comunità musulmana per diffondere il wahhabismo e raggiungere i suoi obiettivi geopolitici?
“In primo luogo, vorrei fare distinzioni nel salafismo, che è un’ideologia che appartiene all’Islam e lo pseudo-salafismo promosso da alcune organizzazioni terroristiche e da attori stranieri che attraverso la radicalizzazione vogliono raggiungere obiettivi politici. Questo pseudo-salafismo non ha nulla a che fare e in comune con l’Islam e può diffondersi tra la popolazione, in particolare tra le giovani generazioni, a causa della mancanza di istruzione. Consideriamo in effetti importante ed essenziale il campo dell’educazione e per questo abbiamo creato un programma mirato a diffondere i giusti insegnamenti religiosi tra i giovani musulmani.
È vero che abbiamo avuto un problema di radicalizzazione tra i giovani del nostro paese a causa di alcune organizzazioni come le Jamaat pakistana, turca e araba che hanno ideato un modello di assistenza (ad esempio acquisire immobili per ospitare gli studenti oppure retribuire i giovani per attività di volontariato nel campo del sociale) per promuovere le loro ideologie.
Per quanto riguarda l’Arabia Saudita, non percepiamo i sauditi come nostri nemici. Ci sono alcuni problemi a livello governativo, questo è acclamato, ma le nostre relazioni sono buone”
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Vladimir Putin all’inaugurazione della più grande moschea di Mosca, restaurata anche con i contributi dello Stato.
– Dal crollo dell’Unione Sovietica, la Federazione Russa ha sperimentato diverse ondate di terrorismo. Come è possibile ideare una strategia che al contempo contrasti la propaganda jihadista e il terrorismo e garantisca la libertà di religione e i diritti civili?
“Come tutti sanno la Russia meridionale è stata afflitta dal fenomeno del terrorismo. La Cecenia potrebbe essere considerata un buon esempio di contrasto al terrorismo e di gestione delle comunità musulmane e delle minoranze etniche non russe. Quello che è accaduto durante gli anni ’90 è stata una conseguenza di diversi fattori e influenze esterne come quella dell’Arabia Saudita con il wahhabismo, ma abbiamo superato questa situazione grazie alla nostra esperienza e al passato storico.
Porre alla guida del paese un mufti (qualcosa di straordinario se si fa il raffronto con l’occidente) che ricopre sia la carica politica che quella religiosa è stata una decisione vincente nel caso della repubblica cecena. Questa strategia ha avuto risultati eccezionali perché oggi la Cecenia è un paese stabile diverso da quello distrutto degli anni ’90 e dopo la guerra. La capitale Grozny ospita una delle principali moschee in Russia e la libertà religiosa è garantita dalla legge federale e locale. Inoltre lo Stato ceceno è divenuto nel tempo anche un polo economico e finanziario in grado di attrarre investimenti esteri.
Alcuni sostengono che la nostra strategia contro il terrorismo non garantisce i diritti civili e sta trasformando il paese in uno stato di polizia, ma la realtà è diversa. La maggior parte dei musulmani sono integrati all’interno del governo e dell’autorità centrale e lavorano in diverse istituzioni statali. Viviamo e lavoriamo come russi musulmani insieme ai cristiani, agli ebrei e ai buddisti e ci sforziamo di creare una società equilibrata. Quindi, non posso credere che quei musulmani che lavorano per il governo possano permettere l’esistenza di uno stato di polizia o di un regime autoritario”
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– Nella loro propaganda jihadista in lingua russa i terroristi di solito descrivono ‘Islam tradizionale ufficiale’ in Russia come un’invenzione del potere centrale e le figure religiose musulmane russe come ‘burattini del Cremlino’. Come risponde a queste affermazioni/accuse? Inoltre, ci può dire se la Russia può essere considerata come Dar al-harb (casa di guerra) o Dar al-Islam (casa dell’Islam noto anche come Dar al-Salaam ‘casa della pace’)?

“Quelle persone che promuovono la propaganda jihadista non leggono e conoscono il Corano. Non sanno cosa sia realmente la sharia e le sure coraniche dove si afferma che è importante difendere e preservare la propria patria, la cultura, i valori e la tradizione. Ciò che stanno diffondendo è sbagliato e la conseguenza della loro cattiva conoscenza dell’Islam e del Corano.
La Russia non è né Dar al-Harb né Dar al-Islam. È un territorio di dialogo in cui il governo parla con i suoi cittadini come è stato già fatto durante il periodo sovietico e zarista. Quelle persone che etichettano la Russia come Dar al-Harb dimostrano che non conoscono la nostra storia nazionale e culturale e ignorano il fatto che sul suolo russo c’è una comunità musulmana ben integrata all’interno della società”
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– Sarà in grado la Federazione Russa di affrontare il problema della sicurezza interna e una possibile nuova ondata di terrorismo e conflitti etnici se il paese dovesse incorrere in una nuova crisi finanziaria e nella recessione economica? In poche parole, potrebbe la Russia vivere di nuovo ciò che è accaduto durante gli anni ’90 dopo il crollo dell’Unione Sovietica?
“Se confrontiamo la situazione attuale con quella di 25 anni fa,possiamo vedere un enorme miglioramento economico e sviluppo come dimostrano i nuovi aeroporti, stazioni ferroviarie, autostrade, fabbriche e negozi costruiti recentemente sul suolo russo. La sfida principale è la competizione estera di altri paesi, ma siamo pronti ad affrontala e lavoriamo per migliorare il nostro sviluppo economico.
I migranti che arrivano in Russia possono trovare un posto di lavoro ed essere integrati nel processo economico e sociale. Quando c’è stabilità economica e quando una persona ha un lavoro e può creare il suo destino, la radicalizzazione non può trovare un terreno fertile. Stiamo lavorando in questa direzione e il governo ha dimostrato di essere dalla parte dei cittadini. Ciò significa che ci sono tutte le condizioni per migliorare lo status sociale dei cittadini ed evitare la ripetizione di ciò che è accaduto durante gli anni ’90”
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Articolo in media partnership con ASRIE. Versione integrale in inglese in Islam in Russia and the fight against terrorism: meeting with Albir Krganov.

* Giuliano Bifolchi. Direttore della OSINT Unit di ASRIE, ha lavorato per diversi anni come giornalista e analista Open Source Intelligence specializzato in relazioni internazionali, terrorismo e sicurezza in Medio Oriente e nello spazio post-sovietico. Ha conseguito un Master in Peacebuilding Management e relazioni internazionali dalla Pontificia Università San Bonaventura e una laurea triennale e magistrale in storia presso l’Università di Roma Tor Vergata. Attualmente dottorando presso l’Università di Roma Tor Vergata con interessi in merito alla geopolitica, storia dei paesi islamici, comunicazione strategica, gestione dei conflitti e delle minoranze etniche.