Maternità surrogata: la Cedu dà ragione all’Italia, via il figlio se non c’è legame biologico

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La Cedu, Corte europea per i Diritti dell’Uomo, ha dato ragione all’Italia sul caso Paradiso-Campanelli, la coppia di coniugi che avevano avuto un figlio per maternità surrogata in Russia: i due, vistisi allontanare il figlio dal tribunale italiano e negare la possibilità di registrarlo all’anagrafe,  erano ricorsi alla Cedu appellandosi all’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (“Rispetto della vita privata e familiare”).
Tra l’altro la coppia di coniugi era incorsa in un procedimento penale per violazione della legge sulle adozioni e falsa attestazione, in quanto avevano registrato il figlio “ceduto” in modo regolare secondo la legislazione russa dalla madre biologica; nel corso del processo era anche risultato che per errore la clinica russa aveva impiantato nell’utero della donna il seme di un altro uomo e non del signor Campanelli, per cui il figlio era stato dato in adozione ad un’altra coppia italiana, presso al quale si trova tutt’ora.
Già nel 2015 la Cedu si era pronunciata sul caso dando ragione alla coppia Paradiso – Campanelli, dando ragione all’Italia ma considerando che le autorità avevano usato il bambino come un mezzo per punire i genitori e non aveva considerato i diritti dello stesso, che per pochi mesi aveva vissuto nel contesto famigliare.
Oggi però la Corte europea ha considerato dirimente il fatto che non esiste nessun legame biologico tra la coppia e il minore, come pure il fatto che il bimbo aveva vissuto con i due coniugi un periodo brevissimo, per cui è da considerarsi debole il fattore del legame famigliare.
Ha così stabilito che l’Italia aveva anche diritto di allontanare il piccolo dalla coppia.