Maurutius. Falla nella petroliera, è disastro ambientale

di C. Alessandro Mauceri

Nuovo disastro ambientale causato da versamento di petrolio e combustibili da navi. Ieri il governo delle Mauritius ha dichiarato lo “stato di emergenza ambientale” dopo che una nave la motonave Mv Wakashio, in viaggio dalla Cina al Brasile, ha cominciato a riversare il proprio carico a causa di una falla nello scafo: oltre mille tonnellate di petrolio e altri combustibili sono già finiti nelle limpide acque dell’Oceano Indiano. La nave è naufragata alla fine di luglio sulle coste non lontano da Pointe d’Esny, vicino alla riserva del Blue Bay Marine Park, dove si trovano molte spiagge turistiche. E’ di proprietà giapponese ma battente bandiera di Panama, trasportava quasi 4mila tonnellate di olio combustibile e 200 tonnellate di diesel.
Nel corso di una conferenza stampa il ministro dell’Ambiente mauriziano Kavydass Ramano ha dichiarato che il paese deve affrontare una crisi ambientale senza precedenti. Per giorni dopo il disastro le autorità non hanno potuto far nulla tranne evacuare personale di bordo. Solo successivamente è intervenuto un team di recupero che però non sarebbe riuscito a stabilizzare la nave. “Questa è la prima volta che ci troviamo di fronte a una catastrofe di questo tipo e non siamo sufficientemente attrezzati per gestire questo problema”, ha confermato Sudheer Maudhoo, ministro della Pesca. Poste a 1.200 miglia al largo della costa orientale dell’Africa, le Mauritius hanno 1,3 milioni di abitanti ma, ogni anno, la popolazione raddoppia grazie ai quasi 1,4 milioni di turisti che affollano le spiagge in cerca di acque trasparenti e specie rare o in via di estinzione.
Tra i primi a rispondere alla richiesta d’aiuto del governo delle Mauritius sono stati i francesi della vicina isola di Reunion, territorio d’oltremare. “Quando la biodiversità è in pericolo, bisogna agire in fretta. La Francia c’è, potete contare sul nostro aiuto”, ha scritto il presidente francese Macron. La Francia ha anche inviato un aereo militare e attrezzature per monitorare l’inquinamento.
Anche il governo di Tokyo ha promesso di inviare alcuni esperti “con conoscenze specifiche delle attività di soccorso nei disastri ambientali”. La società proprietaria del Wakashio, la Nagashiki Shipping, ha promesso di “proteggere l’ambiente marino e prevenire un ulteriore inquinamento”. Ad oggi non è chiaro però se la società si sia offerta di pagare per le operazioni di pulizia o di offrire un risarcimento per i gravi danni. Ad una richiesta in tal senso un rappresentante dell’azienda non ha risposto. La polizia mauriziana ha aperto un’inchiesta sull’accaduto.
Il timore è che a causa di condizioni meteo avverse la falla possa allargarsi accelerando la fuoriuscita di petrolio e causare l’ennesimo disastro ambientale per colpa di una nave piena di petrolio. “Ancora una volta vediamo i rischi nel petrolio”, ha dichiarato H. Khambule, responsabile della campagna climatica ed energetica di Greenpeace: sono migliaia le specie a rischio nelle lagune delle Mauritius. “L’aggravamento della crisi climatica, oltre a devastare gli oceani e la biodiversità e minacciare i mezzi di sussistenza locali intorno ad alcune delle lagune più preziose dell’Africa”.
Ogni anno sono molti gli incidenti causati da fuoriuscite di petrolio. E sempre con conseguenze ambientali catastrofiche. L’ultima due mesi fa, a giugno, in Russia: più di 20mila tonnellate di gasolio sono state versate in un fiume della Siberia nord-orientale.
E quasi sempre dichiarare lo stato di emergenza non basta a rimarginare le ferite inferte all’ambiente messo a dura prova sempre di più ogni giorno che passa.