Messico. ‘Baci, abbracci e cordiali saluti’. Firmato: Cartel de Sinaloa

di Ivan Memmolo

Gli eventi scatenatisi a Sinaloa, nella capitale Culiacán, hanno del tragicomico. Durante un pattugliamento congiunto tra forze federali e la neonata Guardia nacional, viene assediata l’abitazione dove era presente uno dei figli del Chapo, Ovidio Guzman, alias el Ratón. Nel mentre sempre a Culiacán vengono liberati per “errore” 49 detenuti narcotrafficanti dal carcere di massima sicurezza, adesso tutti scappati e non rintracciabili.
Il cartello di Sinaloa inizia quindi uno scontro diretto, oltre 5 ore di guerriglia con presa di ostaggi tra la gente nelle strade, poi uccisi ai semafori. Decine di auto trivellate, bus e camion bruciati. Questo porta ad AMLO (il presidente Andrea Manuel Lopez obrador) a decidere per la liberazione de El Ratón. Secondo il presidente era un atto dovuto perchè vale di più la vita dei cittadini che quella di un delinquente. La situazione porta in risalto l’attitudine all’acqua di rose del presidente messicano nei confronti del narcotraffico. Le immagini parlano da sè, Culiacán ha più narcotrafficanti che militari, e sono talmente tanti e intoccabili che escono con le armi senza maschere in viso, con i propri pick up senza occultarne le targhe e si permettono la notte di fare una processione enorme di pick up attraversando tutta la città, per far capire chi comanda e chi controlla il Messico.
Un atto di sfacciataggine nei confronti della gente e delle autorità.
A seguito della liberazione di Ovidio, la famiglia Guzmán manda gentili ringraziamenti al presidente, per essere stato tanto umano e gentile. Dichiarazioni che poi vengono reiterate dall’avvocato della famiglia che dichiara che “La Famiglia si scusa per i morti e pagherà a peso d’oro ogni familiare delle vittime, ricordando che lo farà subito perché sono i Guzman e non certo l’ex presidente Peña Nieto, alludendo ai morti di Ayotzinapa che non hanno mai trovato pace.
Un Messico dove a fare etica e morale, a dare ordini e giustizia è il narcotraffico, e dove vittime e sommessi sono le autorità, presidenti e infine il popolo. La distorsione è tale che per molti i buoni sono le famiglie narcos e i brutti e cattivi le autorità e governo. Su 32 stati messicani, almeno 17 hanno governatori narcotrafficanti. Impossibile contare quanti sindaci. Ma cosa ha generato questo stato di cose ? Il narcotraffico ha radici tanto antiche in Messico e America Latina tanto che è difficile etichettare una specifica epoca storica come quella che ne ha dato le origini. Grandi famiglie muovono letteralmente una parte importantissima dell’economia Messicana e Latina. Interi stati sono narcostati, che esistono e funzionano per la causa narco e sopravvivono grazie e solo ad essa. Sono esempi l’Honduras, El Salvador, il Guatemala, il Belize e sicuramente il Messico.
In un Messico dove il 99,7% dei delitti rimane impunito, e dove dopo un anno di presidenza AMLO continua ad esserci una media di 25mila morti per esecuzioni violente da parte dei Narcos. Secondo AMLO, la sua dottrina di stendere le mani ai narcos e non incolparli dovrebbe portare a migliori risultati. Ricordiamo la commozione dello stesso presidente AMLO quando el Chapo a New York viene condannato all’ergastolo. Come AMLO quasi tutti i politici messicani si sono indignati e spesso addirittura commossi per la condanna. Questo la dice lunga sull’opinione del narcotraffico nella cultura Messicana. Passione, potere, denaro, e una narco cultura radicata, la percettibile impunibilità, l’attitudine lassa della politica ha generato questo mostro.
Esistono infinite altre opzioni per attaccare il narcotraffico. Come sequestrare le migliaia di conti correnti che in Messico sono straripanti di narcodollari e che hanno un nome e cognome. O chiudere e sequestrare le decine di aziende ed imprese di cui si conoscono tutti i membri e di cui da decadi si sa che sono in realtà aziende di facciata per produrre, impacchettare droga e lavare il denaro sporco. La differenza con l’Italia e la Mafia è che in Messico tutti sanno ma nessuno fa nulla. La domanda è se siamo difronte a una reale compartecipazione politica con i narcos. Tutti sanno perchè tutti coinvolti? Al momento sono arrivati a Culiacán 400 paracadutisti. Serviranno davvero o saranno una studiata coltre di fumo? La legge messicana chiarisce che lo stato non ha possibilità di pattuire con il crimine organizzato. Sono su questa base iniziate le denunce contro AMLO e il Segretario alla Sicurezza messicana da parte del PAN. Staremo a Vedere