Mongolia. Papa Francesco in visita per incoraggiare la piccola comunità cattolica

di Alberto Galvi

Papa Francesco si è recato in Mongolia per incoraggiare una delle comunità cattoliche più piccole e nuove del mondo. È la prima volta che un papa visita questo paese asiatico e ciò avviene in un momento in cui le relazioni del Vaticano con i due potenti vicini della Mongolia, Russia e Cina, sono ancora una volta tese.
In Mongolia i vescovi, i sacerdoti e le suore costituiscono la spina dorsale di una piccola comunità cattolica di 1.450 persone, che esiste solo da una generazione. Mentre il cristianesimo è presente nella regione da centinaia di anni, la Chiesa cattolica ha avuto una presenza autorizzata in Mongolia solo dal 1992, per via di una riforma costituzionale che ha sancito la libertà religiosa. Da allora la Santa Sede e la Mongolia intrattengono relazioni diplomatiche.
Il pontefice ha da tempo dato priorità alla visita delle comunità cattoliche dove i fedeli sono spesso una minoranza, per mostrare la portata universale della Chiesa cattolica, forte di 1,3 miliardi di persone. Ad accoglierlo, oltre al numero uno della Chiesa mongola, il cardinale Giorgio Marengo, Ukhaagiin Khurelsukh.
Papa Francesco ha presieduto un incontro interreligioso a cui sono invitati i buddisti mongoli, nonché rappresentanti ebrei, musulmani, shintoisti e membri delle Chiese cristiane che hanno stabilito una presenza in Mongolia negli ultimi 30 anni, compresa la Chiesa ortodossa russa.
L’incontro ha permesso a Francesco di porgere ancora una volta il saluto al patriarcato di Mosca, che ha fortemente sostenuto la guerra del Cremlino in Ucraina. Francesco ha cercato di mantenere una posizione di neutralità diplomatica nel conflitto.
Il pontefice ha fatto dell’incontro con i leader religiosi di tutto il mondo una caratteristica distintiva, ma finora si è astenuto dall’incontrare il leader buddista tibetano in esilio per non inimicarsi Pechino.