Sri Lanka. Dopo la crisi economica arriva quella del riso

di Alberto Galvi

L’economia dello Sri Lanka è stata schiacciata lo scorso anno dalla peggiore crisi finanziaria degli ultimi settant’anni, causata da una grave carenza di riserve valutarie che ha innescato disordini diffusi e portato alla caduta dell’ex presidente, un’inflazione galoppante e crescenti livelli di malnutrizione.
Aiutato da un piano di salvataggio di 2,9 miliardi di dollari da parte del Fmi (Fondo monetario internazionale), lo Sri Lanka ha lentamente stabilizzato la sua economia da marzo, ricostruendo le sue riserve decimate, moderando l’inflazione e rafforzando la sua valuta.
Prima che il settore agricolo del paese potesse riprendersi dall’impennata dei prezzi dei fattori produttivi, dai fertilizzanti all’elettricità, le piogge sono cessate. Il monsone di sud-ovest su cui fanno affidamento gli agricoltori per lo Yala, o il raccolto estivo, è stato scarso quest’anno a causa del clima di El Nino, e il dipartimento meteorologico stima che non ci saranno piogge fino a ottobre. El Nino provoca il riscaldamento della temperatura della superficie dell’acqua dell’Oceano Pacifico centrale e orientale, ed è collegato ai cicloni tropicali, alle forti piogge fino alle gravi siccità.
Nelle piantagioni di riso dello Sri Lanka il raccolto estivo potrebbe essere inferiore alla metà di quello degli anni precedenti. Il governo dovrà utilizzare alcune delle sue preziose riserve valutarie, una linea di credito dall’India e aiuti esteri per importare centinaia di migliaia di tonnellate di riso. Lo Sri Lanka non ha quasi riserve valutarie per importare carburante adeguato, quindi i macchinari agricoli e i camion che dovrebbero essere utilizzati per trasportare il riso ai mercati scarseggiano.
Poiché il riso è l’alimento base dei 22 milioni di abitanti dello Sri Lanka, ciò indica un’ulteriore pressione sul governo e sulla popolazione.Il settore della coltivazione del riso interessa 2 milioni di lavoratori, cioè quasi il 10% della popolazione.