Nonostante gli impegni aumenta il fenomeno delle “spose bambine”

di C. Alessandro Mauceri

Malhotra anjuL’11 Ottobre in tutto il mondo si è celebrato la Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze, un’occasione per ricordare a tutti che, nonostante le promesse, sono ancora molti i problemi da risolvere. A confermarlo è il rapporto “Every Last Girl: Free to live, free to learn, free from harm” di Save the Children in cui viene stilata la classifica dei Paesi del mondo dove è più “facile” o “difficile” essere una bambina o una ragazza.
Diversi i settori analizzati. Si va dai matrimoni precoci, alla possibilità di accesso a educazione e servizi sanitari fino all’esclusione dai processi decisionali. Sono queste le barriere più diffuse che impediscono a bambine e ragazze di costruirsi un futuro ricco di opportunità.
Quasi scontata la graduatoria. Al primo posto la Svezia seguita da altri due paesi scandinavi (Finlandia e Norvegia). All’ultimo il Niger preceduto da molti altri paesi africani e asiatici. Per una volta l’Italia non fa vergognare i propri cittadini: occupa la decima posizione (davanti a Spagna e Germania).
A sorprendere di più (e a far vergognare chi per decenni ha detto di aver fatto di tutto per risolvere questi problemi) è la situazione a livello globale: ancora oggi ogni sette secondi una ragazza con meno di 15 anni è costretta a sposarsi e oltre un milione di loro diventa madre prima di aver compiuto quell’età. Sono più di 700 milioni le donne che si sono sposate prima di aver compiuto i 18 anni e ogni anno 15 milioni di bambine e ragazze contraggono matrimonio ancora minorenni, con conseguenze drammatiche sulla loro salute, educazione e sicurezza. Ogni anno 70mila ragazze tra i 15 e i 19 anni perdono la vita per cause legate alla gravidanza e al parto.
Ancora una volta gli obiettivi che i paesi del mondo si erano fissati per il 2030 (ma i primi risultati avrebbero dovuto essere raggiunti entro il 2015) si sono rivelati del tutto irrealizzabili. Tutti i paesi del mondo avevano promesso di mettere fine alla pratica dei matrimoni precoci entro il 2030. Invece la realtà è che il numero di spose bambine nel mondo sta aumentando e,se continuerà ad aumentare a questo ritmo nel 2030 avremo saranno ben 950 milioni le donne sposate giovanissime (addirittura 1,2 miliardi nel 2050).
Spose bambine grandeIn India, il 47% delle ragazze viene concessa in sposa prima di aver compiuto i 18 anni. Ma se i dati assoluti di questo paese spaventano (più di 24,5 milioni le ragazze spose), anche in altri paesi questo fenomeno non è affatto occasionale, anzi sarebbe più corretto parlare di una prassi consolidata: in Afghanistan, in Yemen e in Somalia, sono numerosi i casi di bambine concesse in sposa prima ancora di aver compiuto i 10 anni.
Innegabile il legame che esiste tra questo fenomeno e lo sviluppo economico dei vari paesi (e quindi la responsabilità di chi governa e degli organismi internazionali). In Nigeria, ad esempio, il 40% delle ragazze povere si sposa prima di aver compiuto i 15 anni, ma se si guarda allo stesso fenomeno per le ragazze che fanno parte delle classi sociali più ricche, questa percentuale scende drasticamente al 3%.
Si tratta di eventi che privano milioni e milioni di bambine delle opportunità che meriterebbero. E questo anche in paesi in cui non ci si aspetterebbero numeri simili: negli USA, ad esempio, nel 2015 i casi di decessi causati o durante parti in età prematura sono stati simili a quelli di paesi come l’Algeria o il Kazakistan.
Problemi che mettono in risalto anche un altro dato: la differenza tra i due sessi. Le bambine tra i 5 e i 14 anni trascorrono il 40 per cento di tempo in più dei loro coetanei maschi a svolgere lavori domestici. Due bambine su tre cucinano e puliscono la casa e quasi la metà di loro dedicano buona parte del proprio tempo a raccogliere acqua e legna. E anche quando non sono impegnate in questi compiti gravosi anche fisicamente a loro è delegata la cura dei bambini più piccoli o degli anziani. Tutto questo le priva delle opportunità di ricevere la stessa educazione e di avere le stesse opportunità di sviluppo dei coetanei di sesso maschile. A confermarlo è un rapporto dell’Unicef, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia, che ha analizzato a fondo le conseguenze di queste differenze sulle bambine che vivono nel sud dell’Asia, del Medio Oriente e di alcuni paesi dell’Africa. “Il sovraccarico del lavoro domestico non retribuito inizia nella prima infanzia e si intensifica quando le ragazze raggiungono l’adolescenza”, ha detto Anju Malhotra responsabile Unicef per le differenze di genere, “Come risultato, le ragazze sacrificano importanti opportunità di imparare, crescere, e anche solo di godere della loro infanzia. Questa iniqua distribuzione del lavoro tra i bambini perpetua anche gli stereotipi di genere e il doppio carico di lavoro per le donne e le ragazze attraverso le generazioni”.
Una situazione che ha effetti non secondari anche sulla vita futura delle bambine e delle ragazze: in molti paesi, le donne continuano a non essere coinvolte nei processi decisionali pubblici e privati. Solo il 23% dei seggi parlamentari è occupato da donne. Ancora una volta, però, i dati non mancano di sorprendere: la più alta percentuale di donne in Parlamento si registra in Ruanda (64%). E dovrebbe sorprendere ancora di più il fatto che questo risultato è stato ottenuto senza alcun bisogno di quote rosa….