Nuova Caledonia. Il referendum dice NO all’indipendenza dalla Francia

di Alberto Galvi

L’arcipelago della Nuova Caledonia del Pacifico meridionale ha votato NO al referendum sull’indipendenza dalla Francia, con il 53,28 per cento dei voti degli aventi diritto. Gli elettori registrati erano oltre 180mila, di cui almeno l’80 per cento si è recato alle urne.
La Nuova Caledonia è un arcipelago francese situato nel Pacifico meridionale, che divenne francese nel 1853 e fu utilizzato per decenni come colonia penale. I Kanak ora rappresentano il 39,1 per cento della popolazione, mentre le persone di discendenza europea conosciute come Caldoche sono circa il 27,1 per cento e altri provengono principalmente da paesi asiatici e isole del Pacifico.
Sebbene il territorio caledoniano goda già di un ampio grado di autonomia, necessita ancora molto della Francia per attingere a risorse in settori chiave come la difesa e l’istruzione. 
La popolazione caledoniana vuole rimanere francese in quanto ha paura che l’economia dell’arcipelago crollerà senza l’ausilio degli 1,5 miliardi di dollari di sussidi francesi che ogni anno arrivano da Parigi.
Inoltre nessun partito politico francese ha approvato l’indipendenza della Nuova Caledonia. Partiti come i LR (Les Républicains) e Il RN (Rassemblement National) che hanno fatto una campagna affinché la Nuova Caledonia rimanga francese. Tra i partiti caledoniani invece il Caledonie Ensemble di centro destra è contrario all’indipendenza.
Il referendum fa parte di un processo iniziato nel 1988 per porre fine ad anni di scontri tra i sostenitori (Kanak) e gli oppositori (Caldoche) dell’indipendenza dalla Francia. 
L’Accordo di Nouméa garantì un decennio dopo alla Nuova Caledonia il potere politico e un’ampia autonomia, concedendo per un massimo di tre volte consecutive la possibilità di indire un referendum a favore dell’indipendenza dalla Francia.
Quando fu firmato nel 1998, si trattava di un accordo tripartito che coinvolgeva lo stato francese, l’anti-indipendenza dell’RPCR (Rassemblement pour la Calédonie dans la République) e il movimento a favore dell’indipendenza FLNKS (Kanak and Socialist National Liberation Front).
La Nuova Caledonia ha tenuto il primo dei tre referendum sull’autodeterminazione il 4 novembre 2018, in quell’occasione solo il 57 per cento degli elettori ha votato contro l’indipendenza, con una maggioranza di 18.535 voti. Sebbene due anni fa gli elettori abbiano detto NO all’indipendenza, l’accordo di Nouméa ha consentito che si tenessero altri due referendum entro il 2022. 
Questi referendum rappresentano la fase finale di un lungo processo iniziato 30 anni fa dopo anni di violenze tra le due fazioni opposte: gli attivisti indigeni sono a favore dell’indipendenza e i discendenti dei coloni europei sono favorevoli a rimanere francesi.
Dopo questo ultimo risultato verrà indetto un terzo e ultimo referendum secondo i termini stabiliti dall’Accordo di Nouméa del 1998. Adesso per richiedere il terzo e ultimo referendum serve solo il consenso di un terzo dei membri del congresso della Nuova Caledonia.
Il sostegno esterno per una Nuova Caledonia indipendente deriva principalmente da alcuni movimenti separatisti europei e non solo. Questi sostegni però sono di lieve entità e non influiscono sull’opinione pubblica internazionale e neppure su quella caledoniana, nonostante sotto il dominio coloniale gli indigeni Kanak erano stati privati di molti dei loro diritti confinandoli in riserve e senza nessuna possibilità di partecipare alla vita politica ed economica dell’arcipelago.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha definito la Nuova Caledonia un elemento necessario per la Francia nella cooperazione dell’Indo-Pacifico insieme all’Australia e all’India per contrastare l’influenza della Cina e per consolidare la posizione di Parigi nell’area del Pacifico”.