Obama insiste, ‘no alle armi negli Usa’. Tra emergenza vera e spot elettorali

di C. Alessandro Mauceri

Armi USA grandeOgni anno sono non meno di 30mila le persone che restano uccise in conflitti a fuoco negli Stati Uniti. Per questo il presidente Barak Obama ha presentato un piano per ridurre la vendita delle armi. E lo ha fatto scavalcando il Congresso e utilizzando i propri poteri esecutivi. Da molto tempo ormai, perlomeno da quando le numerose stragi come quelle di San Bernardino o dei vari campus universitari hanno riempitole prime pagine dei giornali internazionali, la Casa Bianca ribadisce la necessità di modificare le norme sulla detenzione delle armi negli Usa.
“La lobby delle armi può forse tenere in ostaggio il Congresso, ma non può tenere in ostaggio l’America. Non possiamo accettare queste carneficine nelle nostre comunità”, ha twittato il presidente. Anche se, secondo BarakObama, “questo non impedirà tutti i crimini violenti, le sparatorie, ma potenzialmente permetterà di salvare vite umane in questo paese”.
Il piano presentato dal capo della Casa Bianca si articola in 10 punti e servirà a “salvare vite”. Quelle di cittadini “americani”, sarebbe stato giusto specificare. Sì perché, mentre il presidente in ormai piena campagna elettorale si serviva della sua iniziativa anche per attaccare il partito Repubblicano, che attualmente ha la maggioranza al Congresso e che ha già fatto sapere che farà tutto il possibile per osteggiare tali misure, non ha proferito circa la vendita di armi e armamenti “made in Usa” all’estero. Un mercato sul quale nessuno, né repubblicano né democratico, pare abbia niente da obiettare e che continua a crescere.
Nell’ultimo periodo le esportazioni di armi da parte degli Stati Uniti sono aumentate di quasi 10 miliardi di dollari, con una crescita percentuale rispetto all’anno precedente del 35 per cento. E questo nonostante il mercato mondiale delle armi sia rimasto praticamente stabile. Oggi le industrie statunitensi controllano più del 50 per cento del mercato mondiale delle armi e le guerre e i conflitti che stanno distruggendo il Medio Oriente sono un toccasana per l’economia del paese. Non a caso tra i principali acquirenti di armi “made in Usa” ci sono Qatar e Arabia Saudita, ma anche l’Iraq, che nel 2014 ha speso 7,3 miliardi di dollari in armamenti.
Dati contenuti nel rapporto del Congresso statunitense che il presidente Obama conosce bene: Il problema “armi” è stato oggetto di una relazione “open” del Congresso dalla quale si evince che da quasi un decennio il commercio di armi prodotte negli Usa è in costante crescita.
A confermare che quella annunciata da Obama è più una misura destinata agli elettori democratici che ai cittadini, vi è anche il fatto che molte delle misure “pubblicizzate” nel suo piano sono in realtà già attive in molti degli stati Usa, come l’obbligo di avere un’apposita licenza per la vendita delle armi, detta “background check”, o le verifiche sulla “salute mentale” degli acquirenti. Come pure il fatto che il presidente decide di intervenire ora, nell’ottavo e ultimo anno di presidenza.
Come sempre accade in campagna elettorale, non sono i mancati i commenti da parte di entrambi gli schieramenti. A cominciare dai candidati alle presidenziali: Hillary Clinton si è detta “orgogliosa del piano Obama”. Di parere opposto un altro candidato, Donald Trump, il quale ha dichiarato che “Ci sarà presto il modo di acquisire lo stesso le armi”. I candidati repubblicani alla Casa Bianca si sono schierati tutti dalla stessa parte e hanno annunciato che cancelleranno ogni azione su questo argomento.
“Tutti questi decreti svaniscono”, ha preannunciato il senatore della Florida Marco Rubio. Negli Usa, il problema se autorizzare o meno l’uso delle armi risale al 1791, anno in cui è stato ratificato il Secondo Emendamento della Costituzione che stabilisce che “non deve essere violato il diritto del popolo di tenere e portare armi”. “Portare armi” negli Usa è considerato da molti un diritto fondamentale, inviolabile e inattaccabile. Come ha ribadito il presidente della Camera dei Rappresentanti, il repubblicano Paul Ryan, il quale ha detto che “E come se il diritto di portare armi era qualcosa che doveva essere tollerato, mentre, come ribadito dalla Corte Suprema nel 2008, è fondamentale”. D’altronde, come da tradizione, sono proprio le lobby delle armi a sostenere i candidati repubblicani nelle varie tornate elettorali.
Per questo Obama ha deciso di parlare alla nazione e prendere “il problema di petto”, in una trasmissione sulla CNN. La trasmissione chiarirà una volta per tutte se il presidente vuole davvero fare qualcosa contro l’uso delle armi prima del termine del proprio mandato oppure se parlerà solo delle armi vendute negli Usa. Ma, ancora, senza citare il commercio internazionale di armi e armamenti che è uno dei piloni dell’economia statunitense.