R. D. del Congo. Difficili le trattative fra i ribelli dell’M23 e Kinshasa

di Giacomo Dolzani –

Non sembrano esserci grandi speranze per l’apertura di una trattativa tra i ribelli del Movimento del 23 marzo, meglio noto con il nome di M23, ed il governo della Repubblica democratica del Congo.
Dopo il secco rifiuto di Kinshasa alle proposte di dialogo dei guerriglieri, le ostilità tra le due parti sono riprese e, poche ore fa, i miliziani hanno occupato l’aeroporto di Goma, capoluogo del Nord Kivu, provincia orientale della Repubblica Democratica del Congo, in cui imperversa la lotta tra ribelli ed esercito regolare.
Nonostante sia le Nazioni Unite, che mantengono un contingente nella regione al fine di proteggere la popolazione, che altre organizzazioni internazionali chiedano al governo di trattare con l’M23, questo rifiuta categoricamente ogni approccio diplomatico al problema, sostenendo che trattare con i ribelli significherebbe evitare al Ruanda, stato che secondo Kinshasa sostiene il Movimento, una condanna internazionale, dando poi la vittoria alle forze rivali.
L’M23 è nato il 4 aprile 2012 e prende il nome proprio dal fine ultimo che si prefigge la sua lotta, il rispetto da parte del governo congolese degli accordi firmati il 23 marzo 2009 con il Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (Cndp), ex formazione militare ora incorporata nell’esercito regolare e diventata poi partito politico, riguardanti la legalizzazione del movimento in cambio della liberazione dei suoi membri, imprigionati durante la precedente lotta armata con le forze governative.
Oltre a queste motivazioni, i ribelli sono anche spinti da interessi economici: controllano infatti buona parte del Nord Kivu, principale regione mineraria della nazione africana, su cui anche gli stati confinanti, Ruanda ed Uganda, nutrono interessi e che, a dire del governo di Kinshasa, sostengono con armi e denaro i le milizie ribelli.