Russia. La mediazione di Lukashenko risolve il colpo di mano di Prigozhin

Non vi sono tuttavia dettagli. Putin rientrato a Mosca.

di Guido Keller

La mediazione bielorussa ha permesso di stemperare la situazione, dopo che nella notte di ieri gli uomini della compagnia di mercenari Wagner, guidati da quello che fino a poco fa era l’alleato stretto del Cremlino Yevgeny Prigozhin, hanno lasciato il teatro ucraino ed hanno marciato verso Mosca.
Prigozhin ha puntato il dito contro i vertici della Difesa, da lui accusati di “corruzione e inettitudine”, ma è da mesi che la Wagner denuncia persino la mancanza di approvvigionamenti tra cui armi, nonché di essere costantemente visti come sacrificabili della prima linea, carne da macello da spostare da una parte all’altra una volta conquistato un obiettivo territoriale.
Lo stesso comandante del gruppo aveva annunciato che “siamo in 25mila”, e che “combatteremo fino alla morte per liberare questo paese dal caos”.
Già nella notte di ieri i paramilitari avevano preso il controllo di Rostov sul Don occupandone i punti strategici e le caserme, poi successivamente erano entrati a Voronezh, dove ci sono stati aspri combattimenti, per poi ripartire alla volta di Mosca, un viaggio di mille chilometri ricoperto per due terzi.
A Rostov, città di un milione di abitanti non distante dal confine ucraino, si trovano il quartier generale della 58ma Armata di armi combinate e il centro di comando delle forze russe in Ucraina.
Nella capitale della federazione l’esercito ha schierato carri armati, ed il presidente Vladimir Putin è stato portato a San Pietroburgo per motivi di sicurezza. Putin è intervenuto sulla tv di Stato parlando di tradimento e di “pugnalata alla schiena”.
Immediatamente sono stati chiusi i social del gruppo Wagner, ma Prigozhin era sembrato comunque determinato a proseguire nell’incredibile colpo di mano e ad arrivare a Mosca il prima possibile. Un piano che era apparso tutt’altro che improvvisato e che mostrava l’evidente impreparazione degli apparati russi davanti a uno scenario del genere, a cominciare dall’intelligence.
Da Mosca era giunto l’invito a deporre le armi in cambio di un’amnistia, ed erano stati evacuati gli edifici pubblici e preparate le difese a sud della città.
Poi vi è stata la mediazione del presidente bielorusso Alexander Lukasheno, e i paramilitari hanno lasciato Rostov e i centri occupati tra gli applausi della popolazione.
Non vi sono dettagli sulla mediazione di Lukashenko, si è mormorato della richiesta di siluramento del ministro della Difesa Shoigu, ma il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha affermato oggi che “Al momento non abbiamo notizia di nessun capo militare cacciato da Putin”.
Non vi sono notizie neppure su dove si trovi in questo momento Prigozhin, il suo ufficio stampa ha riferito che “non è contattabile”, ma con tutta probabilità sarebbe in Bielorussia. Da Kiev viene escluso che la presenza in Bielorussia del capo della Wagner possa rappresentare una minaccia, mentre il presidente russo Vladimir Putin sarebbe rientrato a Mosca.