SAHEL. Mauro, ‘Soluzione è politica, non militare’

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Mauro mario“Non è nell’asse militare la soluzione alla crisi del Sahel. Le soluzioni non possono che essere politiche”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Mario Mauro, nel suo intervento al convegno ‘After the war. Political solutions to the conflicts in the Sahel region’, organizzato dal Centro Studi Internazionali (Cesi), diretto da Andrea Margelletti, che si tiene oggi presso il Centro alti Studi per la Difesa (Casd), a Roma. L’appuntamento, al quale partecipa, tra gli altri, l’Inviato speciale delle Nazioni Unite per il Sahel, Romano Prodi, mette insieme le più importanti personalità esperte in materia per discutere delle origini e delle cause degli irredentismi e dei conflitti del Sahel, dei pericoli legati alla diffusione del terrorismo di matrice qaedista e della criminalità organizzata e per esplorare le possibili soluzioni politiche ad una crisi che sta mettendo in ginocchio un’intera regione. “La guerra in Mali -ha sottolineato Mauro- è stata soltanto una delle ultime manifestazioni drammatiche di una crisi politica e sociale che attanaglia la fascia del Sahel da diversi anni. La crisi maliana è una cartina di tornasole per comprendere le dinamiche del Sahel e del Sahara. Luoghi in cui le aspirazioni politiche delle minoranze e il diritto all’autodeterminazione devono confrontarsi con situazioni sociali ed economiche di profonda indigenza. In molti casi -ha fatto notare – in tale contesto di precario sviluppo umano, le legittime aspirazioni delle comunità locali assumono forme estreme e violente che ne svuotano il significato e ne compromettono la legalità
“Le nuove e vecchie istituzioni dell’area nordafricana – ha sottolineato ancora Mauro – devono fronteggiare minacce che si sono evolute e che, per la prima volta nella loro storia recente, non solo pensano a sovvertire le istituzioni governative ma intendono rimpiazzarle con le proprie. L’intervento francese e dell’Unione Africana in Mali – ha rimarcato il ministro della Difesa – è stato necessario a difendere le fragili istituzioni legittime di Bamako e ha lanciato un segnale politico fondamentale di solidarietà alle popolazioni e ai governi esposti al rischio di contagio salafita”. “L’Italia – ha proseguito il ministro della Difesa – condivide l’apprensione e la preoccupazione per gli sviluppi politici e per la crescente insicurezza in alcune aree del Sahel. Siamo consapevoli dei pericoli condivisi dai Paesi delle due sponde del Mediterraneo, e ci siamo immediatamente impegnati, sotto l’egida dell’Unione europea e attraverso l’azione dei ministeri degli Esteri e della Difesa, per offrire un contributo effettivo per la stabilizzazione del Mali e per la ricostruzione del suo comparto di sicurezza”. L’Italia e i suoi partner europei, ha fatto notare ancora il ministro della Difesa, “hanno inteso sostenere la Repubblica del Mali anche attraverso il fondamentale aiuto alla ricostruzione delle istituzioni politiche e alla promozione di pacifici canali negoziali quali strumenti per la risoluzione concordata delle varie controversie”. In questo percorso, ha sottolineato Mauro, “la nomina di Romano Prodi a Inviato speciale del segretario delle Nazioni Unite nel Sahel non è soltanto motivo di orgoglio per il nostro Paese, ma un preciso segnale di interesse e partecipazione politica”.
Per Mauro, “va ricercato il giusto bilanciamento tra l’affermazione del diritto all’autodeterminazione con l’esigenza di disporre di strutture statali in grado di garantire il rispetto di leggi condivise, i diritti delle minoranze e la salvaguardia delle altre comunità vicine. L’elemento conciliatorio potrebbe risiedere in modelli federali o mediante la concessione di autonomie alle comunità locali”. “Questa – ha rimarcato – potrebbe essere la risposta politica ai problemi non solo del Sahel, ma anche di molti altri scenari geopolitici africani da troppi decenni vessati dal conflitto tra centro e periferie”. “E’ per questo – ha detto ancora il ministro della Difesa – che riteniamo corretta la ‘Eu strategy for the Sahel’ e lo sviluppo della recente ‘Un integrated strategy’ per la regione, ambedue tese ad investire nella riforma del settore della sicurezza e nello sviluppo delel capacita’ delle legittime istituzioni”. “L’obiettivo – ha scandito Mauro – è di promuovere la fiducia e la collaborazione reciproca e gettare le basi per condizioni di sicurezza permanenti, stabilità e sviluppo”. Per quanto attiene più specificamente all’impegno della Difesa nel Sahel, Mauro ha ricordato che “un segno tangibile del nostro contributo è rappresentato dalla partecipazione alla missione ‘Eucap Sahel (Niger)’, e dalla contribuzione alla missione ‘Eutm-Mali’, con componenti addestrative e di intelligence, elementi di staff e il Deputy Mission Commander”. Allo stesso tempo, ha concluso, “l’Italia è orientata a supportare le attività di Peacekeeping dell’Onu, con una possibile contribuzione di alcuni ufficiali alla costituenda missione Minusma”.