Ansa, 7 ago 11 –
I pozzi di petrolio dell’estrema regione orientale siriana e il medio corso dell’Eufrate che attraversa Dayr az Zor, capoluogo della provincia al confine con l’Iraq, sono testimoni da stamani dell’offensiva dell’esercito governativo di Damasco contro quelli che il regime definisce ”terroristi” e che secondo attivisti e testimoni oculari sono invece ”manifestanti pacifici” e civili inermi. Secondo testimoni oculari e fonti del dissenso siriano i militari hanno ucciso oggi oltre 57 persone: 38 (o forse 42) a Dayr az Zor, una decina (forse 16) a Hula nel centro del Paese e almeno tre nella provincia nord-occidentale di Idlib, al confine con la Turchia. Un intervento quello delle forze armate che il presidente Bashar al Assad ha difeso con forza affermando che ”e’ un dovere agire contro i fuorilegge che bloccano le strade, isolano le citta’ e terrorizzano la popolazione”. Gli attivisti riferiscono che attorno alle 4 di stamani, poco prima dell’alba e dell’inizio del digiuno giornaliero del mese islamico di Ramadan, decine di carri armati sono entrati a Dayr az Zor prendendo il controllo di numerosi quartieri della citta’, dominata da clan tribali arabi sunniti, per decenni armati dal regine in funzione anti-autonomisti curdi ma da qualche anno sempre piu’ in rotta con le autorita’ centrali. Nei giorni scorsi, alcuni leader tribali della citta’ erano apparsi su video amatoriali diffusi sui social network smentendo la notizia, diffusa dalla tv di Stato, secondo cui la popolazione aveva invocato l’intervento dell’esercito per combattere i ”terroristi”. In quello stesso video, i dignitari di Dayr az Zor avevano giurato di ”resistere con ogni mezzo” a un’eventuale occupazione militare della citta’. I media ufficiali hanno oggi a loro volta smentito la notizia dell’ingresso dei blindati a Dayr, mostrando immagini di ”grandi quantita’ di armi confiscate alla frontiera col Libano”, dall’altra parte del Paese. L’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) ha aggiornato il proprio bilancio di morte dall’inizio della repressione militar-poliziesca degli Assad a meta’ marzo scorso: 2.059 persone uccise, di cui 391 tra soldati e poliziotti. Di mercoledi’ scorso la notizia, diffusa solo oggi dallo stesso Ondus ma non verificabile sul posto, della morte di otto neonati, nati prematuri ma deceduti all’interno di incubatrici non piu’ funzionanti di un ospedale di Hama, a causa del perdurante black-out elettrico deciso dalle autorita’ durante l’assedio della settimana scorsa. E della tragedia siriana sono tornati a parlare oggi sia Papa Benedetto XVI che la Lega Araba, che per la prima volta chiede la fine ”immediata” delle violenze contro i civili. Il Pontefice ha lanciato un appello al governo e alla popolazione perche’ ”si ristabilisca la pacifica convivenza e si risponda adeguatamente alle legittime aspirazioni dei cittadini”. In nottata, da New York il segretario generale dell’Onu Ban ki-moon aveva telefonato al presidente Bashar al Assad chiedendogli di non ricorrere piu’ ai militari per reprimere le proteste della popolazione civile. Intanto dopodomani e’ atteso a Damasco il responsabile della diplomazia turca Ahmed Davutoglu, incaricato da Ankara di comunicare le forti preoccupazioni del governo di Tayyip Erdogan per una crisi dagli esiti sempre piu’ pericolosi agli occhi del gigante anatolico
CNN: 8 bebè morti in incubatrici per tagio corrente
Otto neonati prematuri tenuti in vita dalle incubatrici sono morti dopo che le autorita’ hanno tagliato l’energia elettrica a un ospedale nella citta’ di Hama. Lo ha denunciato un’organizzazione per i diritti umani siriana, a quanto riporta la Cnn online. I piccoli sono deceduti nell’ospedale Hurani, ha reso noto Rami Abdul-Rahman, presidente dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede a Londra, citando dipendenti della struttura che hanno lasciato la citta’ del nord-ovest della Siria, una delle roccaforti della rivolta contro il presidente Bashar al-Assad.
Ministro Giordania, repressione ‘preoccupante’
La Giordania ha definito oggi ”preoccupante” la repressione sanguinaria in Siria e ha chiesto ”dialogo e riforme” per mettere la parola fine alla crisi che sta vivendo da diversi mesi il Paese confinante. ”Quello che sta accadendo adesso in Siria e’ preoccupante, spiacevole e triste – ha affermato il ministro degli Esteri giordano Nasser Jawdeh, citato dall’agenzia ufficiale Petra -. Speriamo che si riprenda il dialogo e che vengano annunciate delle riforme per permettere alla Siria di uscire da questo impasse”. Il responsabile della diplomazia ha poi aggiunto che non interferira’ negli affari interni della Siria. Testimoni oculari e fonti del dissenso siriano hanno affermato che i militari hanno ucciso oggi oltre 57 persone, di cui solo 38 a Dayr az Zor. Almeno 2.059 persone, di cui 391 militari e agenti di sicurezza, hanno trovato la morte in Siria dallo scorso 15 marzo, giorno di inizio delle proteste anti-regime, secondo quanto hanno riferito delle ong.
Lega Araba chiede a Damasco la fine delle violenze
La Lega Araba ha invitato oggi le autorita’ siriane a porre ”immediatamente” fine alle violenze, nel primo comunicato ufficiale del genere dall’inizio lo scorso marzo dell’ondata di proteste nel Paese – repressa nel sangue – contro il regime del presidente Bashar al Assad. Il segretario generale dell’organizzazione panaraba, Nabil al Arabi – in un comunicato ufficiale – ”chiede alle autorita’ siriane di porre fine immediatamente a tutti gli atti di violenza e alle campagne di sicurezza contro i civili”. Al Arabi non ha pero’ fatto cenno – ne’ tantomeno chiesto – a un abbandono del potere da parte di Assad, come reclamano i manifestanti: ”La Lega araba – afferma nel comunicato – conformemente alla sua Carta, respinge ingerenze straniere negli affari interni dei Paesi arabi”. Lo scorso giugno l’ex segretario generale della Lega, Amr Mussa, si era limitato lo scorso giugno a menzionare la ”inquietudine” del mondo arabo per la situazione in Siria. ”E’ ancora possibile – ha proseguito Nabil al Arabi – realizzare le riforme annunciate dal presidente Bashar al Assad per rispondere alle richieste del popolo siriano e alle sue legittime rivendicazioni di liberta’, di cambiamento e di realizzazione delle riforme politiche”. Il segretario generale della Lega ha poi invitato ”il governo e le forze nazionali siriane a fare il necessario per preparare il terreno ad avviare seriamente un dialogo nazionale globale”, che e’ ”la sola soluzione che garantisca il passaggio pacifico a un periodo di stabilita”’, aggiungendo che l’organizzazione panaraba e’ disposta a dare il suo aiuto. Al Arabi ha infine chiesto al governo di Damasco di formare una commissione ”imparziale” che ”indaghi sugli atti di violenza e le violazioni dei diritti umani in Siria”, mettendo in guardia contro i rischi di ”dissenso confessionale” e di ”caos” nel Paese.