Slovenia. La privatizzazione di Telekom Slovenije minaccia la stabilità del Governo

di Valentino De Bernardis –

telekom_slovenijeNuovi sviluppi nella vicenda della privatizzazione di Telekom Slovenije d.d. (Ts). Il 4 giugno dopo una riunione fiume di circa sette ore, il management del Slovenski državni holding (Sdh), l’ente incaricato di seguire le procedure di privatizzazione delle aziende a partecipazione statale, ha deciso di rimettere la decisione finale sulla vendita della compagnia di telecomunicazioni nelle mani del Governo.
L’annuncio del Sdh procrastina di qualche giorno il verdetto finale sull’offerta vincolante del
gruppo d’investimento britannico Cinven, per l’acquisto di una quota di maggioranza (attorno al
70%) di Ts, valido fino al 10 giugno, al prezzo di 130 euro per azione, per una valutazione totale
della compagnia di circa 850 milioni di euro.
A interessare sono le ripercussioni che la decisione del Sdh sta avendo all’interno dell’Esecutivo
sloveno, data la delicatezza della vicenda, che potrebbe nuovamente mettere in luce le differenze tra le agende politiche dei tre partiti di coalizione (Partito Centrista Moderno – Smc, Partito dei Pensionati – DeSus e socialdemocratici – Sd) per quanto concerne la privatizzazione di aziende pubbliche ritenute di rilevanza strategica per il bene nazionale.
Nello scorso mese di aprile uno scandalo, riguardante la richiesta dell’allora ministro della difesa
Janko Veber (Sd) ai servizi segreti militari (Obveščevalno-varnostna služba – Ovs) di stilare un
dossier circa le conseguenze della futura privatizzazione di Ts, stava per sfociare in una formale
crisi di governo, evitata solamente dopo diversi giorni di mediazione, che hanno portato alla
defenestrazione di Veber con l’interim passato per un breve periodo al leader del suo stesso partito
Dejan Zidan, già ministro dell’agricoltura, prima che il dicastero fosse definitivamente assegnato ad
un altro membro del Sd, Andreja Katic.
A due mesi da una crisi di governo sventata, la Slovenia si troverebbe quindi nuovamente dinanzi
ad una coalizione potenzialmente divisa. Da una parte i socialdemocratici entusiasti di veder
riaprirsi una partita che sembrava chiusa, e poter portare la questione al centro del dibattito politico
nazionale, dall’altro invece il Smc e il ministro delle Finanze Dusan Mramor, che si vedono
rientrare dalla finestra un problema cacciato dalla porta. Nel mezzo il DeSus che sebbene contrario
alla privatizzazione di compagnie statali, potrebbe usare la stessa come contropartita in cambio di
un blocco della riforma del sistema pensionistico.
Telekom Slovenije rappresenta uno dei maggiori asset economici sloveni, con controllate in
Macedonia, Bosnia-Herzegovina, Serbia, Montenegro e Croazia, capace di resistere ad ogni azione
di privatizzazioni sin dalla sua separazione da Ptt Slovenije nel 1995.
Il primo tentativo fallitorisale tra il 1999 e il 2001, durante il governo liberale-democratico a guida Janez Drnovsek, il secondo tra il 2005 e il 2008, durante il governo del conservatore Janez Jansa, e quest’ultimo
ripreso nel 2013 dal governo di centrosinistra con alla testa Alenka Bratusek, impegnato a risanare
le casse dello stato e salvare la Slovenia dal fallimento.
Ad oggi, data l’eterogenea maggioranza parlamentare che sostiene l’esecutivo in carica, è difficile
dire se il primo ministro Cerar possa riuscire dove altri hanno fallito. La possibilità di poter
scaricare l’onere della decisione ad un organo di tecnici come la Sdh rappresentava certamente una
ideale soluzione al problema, e ritrovarsi nuovamente in mano la questione rappresenta un regalo
non gradito proprio mentre il Smc festeggia un anno dalla sua nascita.
Il governo si troverà quindi quasi certamente ad affrontare un’estate rovente, e molto difficilmente i
socialdemocratici saranno disponibili a fare ulteriori concessioni dopo aver già sacrificato l’ex
ministro della difesa, nonché vicepresidente del partito alla causa della privatizzazione di Ts.

Twitter: @debernardisv