Slovenia. Rigettata la mozione di sfiducia contro Erjavec

di Valentino De Bernardis –

cerar miroCompatta, granitica e solidale. Sono questi i tre principali tratti distintivi della coalizione tripartita al potere in Slovenia (Partito del Centro Moderno-SMC, Partito dei Pensionati-DeSUS, Partito Socialdemocratico-SD). Doti non secondarie, capaci di garantire quella stabilità politica necessaria a fare progetti di lungo periodo, dopo due governi, quello di Janez Jansa (febbraio2012-marzo2013) e Alenka Bratusek (marzo2013-settembre2014), impossibilitati per alterne vicende a giungere alla fine naturale del loro mandato.
Ultima occasione in ordine cronologico, in cui l’esecutivo guidato dal primo ministro Miro Cerar ha dato la prova della propria forza, lo scorso 3 marzo, con la bocciatura della mozione di sfiducia contro il ministro degli esteri Karl Erjavec. A presentare la mozione i partiti di opposizione di centrodestra Partito Democratico Sloveno (SDS) e Nuova Slovenia (NSi) che pur criticando aspramente alcune decisioni e insuccessi nella politica estera nazionale, dopo un dibattito parlamentare di sedici ore, non sono riusciti ad andare oltre i 20 voti (per far passare la mozione ne erano necessari 46).
Prima accusa mossa nei confronti di Erjavec, è la pessima gestione dell’arbitrato internazionale con la Croazia, per la rivendicazione da parte slovena di un corridoio marittimo per ottenere accesso alle acque internazionali, specialmente in considerazione alla gestione dei traffici commerciali del porto di Koper. In particolare il SDS e NSi hanno fatto riferimento alle conseguenze dello scandalo scoppiato la scorsa estate a seguito della pubblicazione delle intercettazioni tra il rappresentante sloveno al tribunale internazionale Jernej Sekolec, e una intermediaria di Lubiana, Simona Drenik, in cui discutevano le strategie per ottenere un risultato favorevole alla Slovenia. Uno scandalo che ha portato il precedente primo ministro croato, Zoran Milanovic, a ritirare i propri rappresentanti dall’arbitrato internazionali.
La seconda critica mossa all’attività politica del dicastero di Erjavec, ha riguardato altresì la gestione dell’annosa questione dei depositi in valuta estera presenti nella vecchia Banca di Lubiana, per cui la Corte di Strasburgo nel corso del 2015 aveva imposto il rimborso dei risparmiatori croati e bosniaci (una cifra stimata in circa €400 milioni per 230.000 correntisti). Una sentenza che rischierebbe di rendere vano il duro percorso di risanamento delle finanze statali, a cui il governo, secondo le accuse, non si sarebbe opposto avrebbe dovuto.
La reazione ritardata alla crisi degli immigrati è stato il terzo ed ultimo atto di accusa. Una sfiducia rivolta in realtà a tutto l’esecutivo, e forse in maniera più estesa alle istituzioni europee, incapaci di di dare una risposta univoca e definiva al problema.
Il voto di sfiducia contro il ministro Erjavec è stato il secondo contro un membro del gabinetto Cerar, precedentemente (settembre 2015) era stato il turno del ministro degli interni Vesna Gyorkos Zdinar, anche in quel caso rigettate dalle camere. Sebbene i partiti d’opposizione fossero consapevoli dell’esito negativo della propria iniziativa parlamentare in entrambi i casi, la chiave di lettura politica potrebbe essere la ricerca di nuove alleanze trasversali sia all’interno che all’esterno dell’arco parlamentare, per gettare le basi per una nuova piattaforma politica con cui sfidare in futuro il governo, o creare crepe nella coalizione al governo, e magari convincere un numero consistente di parlamentari a voltare le spalle al governo in carica. Un trasformismo politico poi non così impossibile da immaginare, ad esempio basta ricordare che lo stesso DeSUS, partito guidato da Erjavec, dal 2012 ad oggi ha preso parte a tre governi, ognuno appoggiato da tre diverse maggioranze politiche.

@debernardisv
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