Somalia. Attacco al-Shabaab all’hotel Sahafi, 22 morti

Notizie Geopolitiche –

E’ di 22 morti e di numerosi feriti il bilancio dell’attacco di ieri all’Hotel Sahafi, a Mogadiscio, struttura che ospita anche il quartier generale per le indagini sulla criminalità. I terroristi, appartenenti agli al-Shabaab, hanno prima fatto esplodere quattro veicoli per poi entrare nell’edificio per sparare all’impazzata. La reazione degli agenti ne ha comunque permessa l’immediata neutralizzazione.
L’ultimo attacco degli al-Shabaab a strutture alberghiere risale allo scorso 16 ottobre, quando ad essere colpiti sono stati un ristorante della capitale Mogadiscio, dove un kamikaze si è fatto esplodere fra i clienti, e l’hotel Bilan, nella città sud-occidentale di Baidoa. E’ tuttavia lunga la lista degli hotel e dei ristoranti colpiti dalla strategia terroristica: nell’ottobre 2017 è stato preso di mira l’hotel Nasa-Hablod, frequentato da politici e funzionari di governo (23 morti), il 14 ottobre dello stesso anno una forte esplosione nei pressi del Safari Hotel di Mogadiscio ne ha causato il crollo uccidendo oltre 360 persone.
Il 15 giugno 2017 è stato colpito un ristorante (31 morti); il 27 gennaio i miliziani di al-Shabaab hanno preso di mira l’hotel Dayah della capitale, che normalmente ospita diplomatici, funzionari governativi e parlamentari (15 morti); il 26 agosto 2016 era stato attaccato al Banadir Beach un ristorante (10 morti), il 25 giungo l’hotel Nasa-Hablod (15 morti), il 1 giugno l’hotel Ambassador (15 morti), il 2 gennaio il The Village (2 morti); il 3 novembre 2015 era stato colpito l’hotel Sahafi (13 morti) , il 26 luglio dello stesso anno il Jazeera Palace (13 morti), il 10 luglio gli hotel Wehliya e Sayidka (10 morti), il 28 marzo del 2015 l’hotel La Mecca, in cui è rimasto ucciso l’ambasciatore all’Onu con altre 15 persone.
Gli al-Shabaab somali, affiliati ad al-Qaeda, hanno controllato fino a non molto fa buona parte della Somalia centromeridionale per poi essere spinti sempre più a sud dalle forze dell’Amisom, missione formata da Burundi, Etiopia, Gibuti, Ghana, Sierra Leone, Kenya, Uganda e Nigeria e supportata dai droni Usa che partono dalla base Gibuti. In particolare il Kenya opera con l’aviazione, truppe di terra e con la marina, il cui intervento è stato essenziale per la liberazione di Chisimaio nel 2012.
Perso buona parte del territorio, i jihadisti si sono dati alla guerriglia ed agli atti di terrorismo, ed è lunga la lista degli attentati che hanno preso di mira anche basi militari ed edifici pubblici nonché obiettivi in Kenya, come campus universitari, autobus di linea e centri commerciali.