SREBRENICA. Tribunale militare olandese assolve i comandanti dei caschi blu

di Notizie Geopolitiche – 

srebrenicaÈ stata emessa oggi dalla corte militare di Arnhem, in Olanda, la sentenza d’appello che vedeva imputati tre comandanti dei caschi blu del contingente dei Paesi Bassi presente a Srebrenica, durante il massacro del luglio 1995, accusati di crimini di guerra per aver consegnato ai serbi i musulmani che si rifugiarono nel compound Onu di Potocari, in occasione della strage operata delle forze della Repubblica Serba di Bosnia Erzegovina, agli ordini del generale Ratko Mladic.
Il comandante delle forze Onu sul posto, Thomas Karremans, il suo assistente, Robert Franken e l’ufficiale Berend Oosterveen, secondo la sentenza d’appello, che ha confermato quella in primo grado, non hanno commesso alcun crimine nel non fornire protezione ai fuggiaschi in arrivo dalla poco lontana Srebrenica, persone che dopo furono uccise dalle forze di Mladic.
Il ricorso era stato presentato dal sopravvissuto Hasan Nuhanovic e dalla famiglia di una delle vittime, Rizo Mustafic, i quali accusavano gli ufficiali olandesi di aver agevolato il massacro invece che impedirlo; il loro avvocato, Liesbeth Zegveld, ha definito questo come “un giorno triste per la giustizia”, aggiungendo che, dopo una simile sentenza, “tanto varrebbe abolire i processi nei confronti delle nostre Forze Armate”, infatti “tutti sapevano che i serbi volevano uccidere gli uomini musulmani, secondo questa corte invece i nostri caschi blu ne sarebbero stati all’oscuro”.
Zegveld ha però affermato che, dopo questa decisione, farà ricorso alla Corte Europea per i Diritti Umani.
Nel luglio di vent’anni fa infatti, in piena guerra, l’enclave musulmana situata nel territorio della Repubblica Serba di Bosnia Erzegovina, e per questo presidiata da un contingente delle Nazioni Unite costituito da poche centinaia di soldati olandesi, venne attaccata da un numero soverchiante di forze serbe, con il fine di uccidere tutti gli uomini in grado di portare armi; questa città, data la presenza di una missione internazionale che ne avrebbe dovuto garantire la protezione, secondo i serbi sarebbe stata infatti utilizzata come punto di appoggio per sortite contro i villaggi circostanti.
Le truppe Onu invece, data l’impossibilità di opporre resistenza, rimasero inattive e, al contrario, consegnarono alle forze serbe i fuggitivi che si erano rifugiati nelle loro strutture. Secondo il bilancio delle Nazioni Unite le vittime furono oltre 8.000.