Sud Africa. Altra vittoria per Zuma, altra sconfitta per l’ANC

di Valentino De Bernardis – 

zuma jakobTensione politica alle stelle in Sud Africa. Martedì 5 aprile il parlamento è stato chiamato a pronunciarsi sulla messa in stato d’accusa del suo presidente Jacob Gedleyihlekisa Zuma, per aver usato fondi pubblici per fini privati. La procedura era stata avviata su richiesta dell’Alleanza Democratica (DA), principale partito di opposizione, dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale nei confronti di Zuma a ripagare la somma spesa (circa 14 milioni di euro) per i lavori di ristrutturazione della sua dimora privava a Nkandla, nella provincia del KwaZulu-Natal, riconoscendolo di fatto colpevole di violazione della legge sui fondi pubblici. A nulla sono servite le scuse presentate dal presidente alla nazione attraverso un messaggio televisivo. La giustificazione di non aver deliberatamente violato la legge ha solamente contribuito a gettare maggior benzina sul fuoco, e a mettere a disagio i vertici dell’African National Congress (ANC), chiamati a difendere un leader sempre più indifendibile, coinvolto sin dal suo insediamento in una sequela di scandali ed inchieste giudiziarie che ne consiglierebbero una uscita di scena. Come da attese il voto si è concluso con un nulla di fatto data la forte maggioranza numerica di cui gode l’ANC in parlamento. Sebbene la mozione sia stata respinta con 233 voti contrari e solamente 143 a favore, è stata l’occasione per misurare la tenuta del partito di governo su temi dibattuti. Se da una parte è inconfutabile che i parlamentari continuano ad obbedire alle direttive di voto indicate dalla segreteria del partito, dall’altra è altrettanto vedo che va ad aumentare il numero di chi chiede a Zuma di fare autonomamente un passo indietro, o almeno laterale. Provare ad evitare in futuro altre prove di forza in parlamento che avrebbero ripercussioni negative per il partito di governo sia in termini di frazionamento in terno, sia in termini elettorali con un aumento della distanza dal suo elettorato. Una presa di posizione importante è stata quella del veterano anti-apartheid Ahmed Mohamed Kathrada, che in una lunga lettera aperta ha invitato Zuma a dimettersi per il bene del paese, e prima di lui dello stesso avviso era stato Trevor Andrew Manuel, ex ministro delle finanze durante le presidenze Mandela e Mbeki, per evitare che i guai giudiziari del presidente in carica possano essere usate (come per altro già lo sono) dai partiti di opposizione durante le elezioni amministrative di primavera. Situazione grave che potrebbe portare l’ANC a perdere il controllo su alcune città chiave come Johannesburg, o aumentare il ritardo in alcune province, tipo Cape Town, dove già partono da una situazione di svantaggio. Diversamente a quanto accaduto in passato, la strategia dell’ANC sarà in tal senso fortemente conservativa, provando a limitare i riferimenti alla figura del loro leader, facendo solamente richiami ai colori e alla storia del partito. Condotta adottata anche nella provincia KwaZulu-Natal ritenuta un tempo fortezza elettorale di Zuma. Una tattica rinunciataria che lascia capire quale potrebbe essere l’esito elettorale, con la DA e Combattenti della Libertà Economica (EFF) che puntano forte sulle immagini dei loro giovanissimi leaders Mmusi Aloysias Maimane e Julius Sello Malema per provare a montare l’onda di impopolarità dell’ANC e di chi chiede un cambio generazionale alla guida del paese. Quello che c’è da chiedersi è fino a quando l’ANC sarà disposto a fare scudo attorno a Zuma? Quanto antro tempo ancora le voci contrarie interne al partito saranno disposte ad obbedire alle indicazioni di partito prima di dare vita a nuovi soggetti politici capaci di intercettare quegli elettori disillusi (tipo la classe media nera) da una politica da una politica apparentemente impegnata ad auto conservarsi piuttosto che dare risposte concrete ai reali problemi del paese (bassa crescita economica e alto tasso di disoccupazione, solo per citarne alcuni). Pur con tutti i limiti della propria proposta politica Malema, con la sua uscita dall’ANC e la fondazione dell’EFF, ha mostrato la presenza di altre strade politiche al di fuori del partito unico, e di come l’eredità politica di Mandela si sia disgregando sotto i colpi di interessi personalistici. L’attuale incertezza politica rischia altresì di avere pesanti ripercussioni anche sul giudizio delle agenzie di racing internazionale, impegnate nell’ultimo anno hanno il paese sotto la lente d’ingrandimento a causa di una crisi economica senza fine, che ha portato nel dicembre 2015 al cambio di due ministri delle finanze nel breve volgere di una settimana. Un ulteriore declassamento a livello spazzatura del racing sovrano vorrebbe dire inficiare le misure di austerità economica intraprese negli ultimi mesi (tassazione su alcol, tabacco e carburante oltre al taglio della spesa pubblica), e di conseguenza i sacrifici richiesti alla popolazione. Il tutto senza parlare del rischio di un ulteriore indebolimento del rand che rischierebbe di mettere il Sud Africa in ginocchio per molti anni.

@debernardisv
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