Sud Sudan. Ancora violenze nello Jonglei

di Giacomo Dolzani –

Non si arresta l’ondata di violenza che interessa ormai da parecchi mesi il governatorato di Jonglei, il più grande del Sud Sudan.
Ieri infatti, all’arrivo di una delegazione governativa che avrebbe dovuto aprire i negoziati con il leader di uno dei gruppi ribelli attivi nella zona, è scoppiata una battaglia tra esercito regolare e guerriglieri, terminata con la morte di cinque persone.
Sono già diversi anni che l’intera regione è insanguinata dal una guerra civile nella quale le diverse tribù che vivono nell’area si combattono spietatamente, ma nell’ultimo anno si è verificata una escalation di violenza che ha causato migliaia di vittime ed un numero imprecisato di profughi; alcune stime delle Nazioni Unite parlano di oltre 100 mila persone costrette a lasciare la propria abitazione.
Già nel 1983 nello stato del Jonglei aveva avuto inizio la Seconda Guerra Civile Sudanese, durante la quale le tribù Nuer si sono organizzate in una milizia chiamata “White Army”, destinata alla protezione del bestiame e dei villaggi e, nei decenni successivi, gradualmente trasformatasi in un vero e proprio esercito.
Nel 2005, a causa di alcuni furti di bestiame, si ebbe una ripresa delle ostilità, con relativi scontri tra tribù nemiche. Sia il governo di Khartoum che lo Spla, all’epoca gruppo ribelle ed ora Esercito sudsudanese, fornirono e forniscono armi e supporto ai rispettivi alleati, nel tentativo di strappare all’altro il controllo di quei territori.
Dopo l’indipendenza di Juba dal Sudan, ottenuta il 9 luglio 2011 tramite un referendum, il governatorato di Jonglei è passato interamente sotto il controllo delle autorità sudsudanesi che però, nonostante una campagna di disarmo della popolazione, non sono riuscite a rendere sicura la regione, in cui ancora oggi si registrano saccheggi e massacri ad opera del White Army e degli altri gruppi paramilitari creatisi in questo lungo periodo di guerra.