Sudan. Ban Ki-Moon chiede altri mille soldati per Abyei

di Giacomo Dolzani
Continua a destare preoccupazione la disputa attorno alla sovranità sulla città di Abyei, al confine tra Sudan e Sud Sudan e contesa tra i due paesi sin dal momento della secessione di Juba da Khartoum, avvenuta tramite un referendum il 9 luglio 2011.
A fronte dell’esigua popolazione, appena 20 mila anime, la città di Abyei e i territori circostanti costituiscono un importante distretto petrolifero in cui sono situati diversi impianti per l’estrazione del greggio, cosa che le conferisce un’importanza strategica.
Per cercare di contrastare i frequenti scontri armati tra bande rivali di guerriglieri, spesso sostenute dagli stessi governi dei due stati rivali che nonostante la firma di accordi bilaterali non smettono di farsi la guerra, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, ha chiesto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di inviare altri 1126 caschi blu nella regione di Abyei, per rafforzare il contingente di 4000 uomini già presenti in loco nell’ambito dell’operazione Unisfa, la forza internazionale adibita alla sicurezza della città.
Nonostante il raggiungimento di accordi condivisi da entrambe le parti, riguardanti la spartizione dei proventi della vendita del petrolio e la creazione di una zona cuscinetto smilitarizzata in corrispondenza delle frontiera, il nodo sulla definizione dei confini nella regione di Abyei non è ancora stato risolto e già più volte la questione ha rischiato di causare in una guerra aperta, la città infatti, già duramente colpita da scontri verificatisi nel 2008 tra ribelli indipendentisti sudsudanesi dell’SPLA ed esercito regolare sudanese, dopo la divisione dei due stati ha subito un periodo di scontri che dura a tutt’oggi ed un bombardamento da parte dei caccia dell’aviazione di Khartoum.
Ban Ki-Moon ha quindi chiesto ai due governi di operarsi di più per impedire che “elementi armati non autorizzati entrino nella zona” al fine di far terminare questa situazione di stallo che “continua a minare gli sforzi per proteggere e stabilizzare la situazione umanitaria”.