Taiwan. Gli immigrati in corteo, ‘sottopagati e senza diritti’

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A Taiwan gli oltre 700mila lavoratori stranieri lamentano sfruttamento, discriminazioni e abusi. Per questo molti di loro ieri hanno deciso di protestare nel centro di Taipei per chiedere al governo di fare di più per tutelarli.
Come hanno spiegato i manifestanti alla stampa internazionale, il problema sono le agenzie di collocamento. La maggior parte dei lavoratori giunge dall’Asia orientale per rispondere alla domanda, molto alta a Taiwan, di manodopera poco qualificata. A gestire le assunzioni sono agenzie di collocamento private, che però non garantirebbero i diritti dei lavoratori. “Ogni mese pago un’imposta alla mia agenzia”, ha riferito Nguyen, originario del Vietnam e impiegato 12 ore al giorno in fabbrica. “L’agenzia però non fa nulla per me. Quando ho problemi di salute nessuno si occupa di me. Nessuno mi accompagna in ospedale”.
Oltre alla sanità, i manifestanti lamentano salari troppo bassi a fronte di orari spesso a discrezione del datore di lavoro. Denunce che da tempo le associazioni per i diritti umani rilanciano. Alle istituzioni si chiede l’abolizione delle agenzie di collocamento e l’applicazione delle leggi a tutela dei lavoratori, anche per quelli immigrati.
Ieri, mentre la protesta dei lavoratori stranieri era in corso, la presidente Tsai Ing-wen altrove celebrava il quarantennale degli incidenti di Kaohsiung, quando una marcia per i diritti democratici fu repressa dai governanti dell’epoca.
Ing-wen in un tweet ha scritto che “Oggi ricordiamo il sacrificio di coloro che coraggiosamente si sono sacrificati”, fino al punto di accettare “la prigione e le persecuzioni per raggiungere la democrazia e la libertà di cui oggi godiamo”.