Tra Kenya ed Etiopia, la nuova visita di Obama in Africa

di Valentino De Bernardis –

obama_africaContinua il forte attivismo in politica estera del presidente statunitense Barack Obama. Dopo aver (quasi) chiuso i dossier Cuba e Iran, con successi inimmaginabili meno di un anno fa, la Casa Bianca ha spostato il baricentro del suo interesse verso il continente africano, a seguito di un lungo periodo di quasi totale assenza.
Dopo l’incontro bilaterale tenutosi a Washington lo scorso 20 luglio con il presidente nigeriano Muhammadu Buhari (in cui si è discusso tra le altre cose di lotta al terrorismo, lotta alla corruzione endemica, sostegno militare e risorse energetiche), Obama venerdì si è diretto in Africa dove sarà impegnato in una cinque giorni di impegni istituzionali che lo porteranno in Kenya e in Etiopia, ossia i due paesi cardine per la stabilità geopolitica sub regionale. Evento storico, dato che si tratta della prima visita di un presidente statunitense in carica nei due paesi dell’Africa orientale.
Giunto all’aeroporto di Nairobi il 24 luglio sera, Obama ha avuto un accoglienza trionfale, a cui hanno partecipato il presidente Uhuru Kenyatta, una folta rappresentanza delle istituzioni keniote (il ministro degli Interni Joseph Nkaissery, il ministro degli Esteri Amina Mohamed, il Governatore di Nairobi Evans Kidero, e lo speaker della Camera Justin Muturi), e molti membri della “famiglia allargata” di Obama in Kenya (paese di provenienza del padre).
Della delegazione statunitense fanno parte anche 1400 uomini d’affari, parlamentari e ufficiali governativi a significare l’indirizzo economico-commerciale-strategico della missione. Il Kenya rappresenta una delle economie più fiorenti dell’Africa Sub Sahariana, testimoniata da una classe media ora pari al 45% della popolazione, che si traduce in un importante mercato interno in crescita, che gli Stati Uniti vogliono assolutamente intercettare per vendere i propri prodotti e sostenere l’industria americana.
Il presidente americano è stato impegnato nella mattina di sabato nei lavori del sesto Global Entrepreneurship Summit a Nairobi dove ha ribadito il sostegno statunitense alla crescita economica dell’intero continente che ormai rappresenta una realtà “in movimento”. Successivamente Obama sarà impegnato con il suo omologo keniota in importanti incontri bilaterali, in cui i due paesi dovrebbero firmare accordi di carattere commerciale, finanziario e cooperazione in campo sanitario. Tema particolarmente spinoso sarà invece quello dei diritti umani, che Obama ha dichiarato di voler discutere direttamente con Kenyatta. La questione del rispetto dei diritti umani ha rappresentato il maggiore impedimento affinché la visita di Obama potesse realizzarsi qualche anno fa, a causa del processo nei confronti del presidente Kenyatta e del suo vice William Ruto dinanzi alla Corte Penale Internazionale (Cpi) dell’Aja, per aver fomentato gli scontri post elettorali del 2007-2008 che causarono circa 1.300 morti e oltre 600 mila sfollati. Accusa poi stralciata (ma non per Ruto) lo scorso mese di Dicembre, tra non poche polemiche.
La visita di Obama è stata anticipata da una importante offensiva delle forze governative contro il gruppo terroristico Al-Shabaab  (un tempo affiliato ad Al Qaeda, oggi simpatizzante per l’Isis), a cui per la prima volta hanno contribuito direttamente anche le forze statunitensi (attraverso l’uso di droni) a sostegno delle truppe dell’African Union Mussion in Somalia (Amisom). Nell’odierno contesto geopolitico mondiale, la lotta al terrorismo di Al-Shabaab sembra diventare una priorità per l’amministrazione americana, tanto che nel 2015 il sostegno militare al Kenya ha superato i 40 milioni di dollari.
Domenica 26 luglio è previsto invece il trasferimento in Etiopia, una nazione dalle molte contraddizioni, dove la questione dei diritti umani, sebbene sottaciuta da molti attori dalla comunità internazionale, è un problema rilevante. Dall’altra parte, elevati tassi di crescita economica (previsioni per il biennio 2015-2016 sono oltre il 10%), e una perdurante stabilità politica, rendono il paese un interlocutore imprescindibile in una regione dove sono presenti molteplici criticità e guerre civili (Sudan, Sud Sudan, Eritrea e Somalia). Obama sarà atteso da una serie di attività bilaterali con il primo ministro etiope Hailemariam Desalegn, mentre per martedì è programmato un discorso molto atteso al quartier generale dell’Unione Africana in Addis Abeba.
Oltre ai già citati obiettivi commerciali ed economici, il forte interesse statunitense per le capitali africane va interpretato innanzitutto in chiave geopolitica. Negli ultimi due decenni Washington ha dissipato la posizione di vantaggio nel continente africano a favore di nuovi competitors (su tutti Cina e India), che ne hanno approfittato per stringere rapporti sempre più intensi, e creare importanti sinergie a livello politico ed economico. Sebbene sia impossibile che Obama possa riuscire a recuperare nell’ultimo anno della sua presidenza il terreno perduto, certamente riuscirà a porre le basi per un nuovo corso.

Twitter: @debernardisv