Tragedia dei migranti. Hollande e Mogherini per un maggiore impegno dell’Ue

di Guido Keller

Guardia costieraSi moltiplicano le reazioni per la grave tragedia in mare che ha visto l’affondamento di un barcone nel Canale di Sicilia per cui si stimano almeno 700 morti. Come avviene in questi casi la musica è sempre la stessa, con un accorato invito all’Unione Europea a fare di più, salvo poi ritrovarsi i problemi e le emergenze di sempre.
Oggi il presidente francese Francois Hollande ha risposto ad una lunga intervista tv ed ha parlato di “una delle peggiori catastrofi degli ultimi anni”, per cui ora l’Unione Europea “deve agire”.
Per il capo dell’Eliseo occorre aumentare la sorveglianza nello Stretto impiegando “più barche, più aerei e intensificando la lotta ai traffici”, poichè “Chi mette quelle persone sulle barche sono trafficanti, anche terroristi, perché sanno che quei barconi sono bagnarole e mettono in pericolo centinaia di persone”. Ha quindi chiamato al telefono il premier italiano Matteo Renzi per informarsi sull’andamento dei soccorsi e per discutere di possibili iniziative per far fronte all’emergenza.
La Pesc Federica Mogherini, che ha ammesso quante volte l’Ue abbia detto “mai più tragedie in mare”, porrà domani alla riunione dei ministri degli Esteri dei Ventotto la questione. “Ciò che è accaduto – ha detto -, ciò che accade ogni giorno alla frontiera meridionale dell’Europa è inaccettabile per un’Unione che fu costruita sui principi di solidarietà, del rispetto dei diritti umani e della dignità di tutti”. Ha quindi aggiunto che “Dobbiamo salvare vite umane tutti insieme, così come tutti insieme dobbiamo proteggere le nostre frontiere e lottare contro il traffico di esseri umani”. “Domani in Lussenburgo chiederò a tutti i Paesi dell’Ue di mostrare e provare con le azioni che aderiscono ai principi fondamentali condivisi che hanno fatto propri aderendo all’Unione”, ha sottolineato il capo della diplomazia europea.
Per Mogherini è essenziale “continuare a lavorare sulle cause che sono alla base della migrazione e soprattutto all’instabilità di un’area sempre più estesa, che va dall’Iraq alla Libia”.