Tunisia. Ennahda vs. Ansar al-Sharia, per il premier Laarayedh jihadisti dietro gli assassini di Belaid e Brahmi

di Ismahan Hassen

Laarayedh aliNel corso di una conferenza stampa, rispondendo alle domande presentatigli dai giornalisti, il premier tunisino Ali Laarayedh (appartenente ad Ennahda) ha ribadito il rifiuto dell’attuale governo ad accondiscendere alla richiesta di scioglimento presentata dai partiti dell’opposizione e dagli esponenti del Fronte di Salvezza Nazionale.
Le motivazioni ancora una volta addotte per spiegare questo rifiuto, sono quelle riguardanti la situazione critica in cui si trova il Paese, e che, in caso di caduta del governo attuale, porterebbe a grandi passi la Tunisia verso il baratro.
Evocando così temi come la stabilità politica, sociale ed economica del Paese, nonché la sua sicurezza, Laarayedh è intervenuto anche sugli episodi di terrorismo che nel corso degli ultimi mesi hanno avuto luogo nel Paese. La sua attenzione si è focalizzata in particolar modo sugli assassini politici che hanno fatto vittime Chokri Belaid (6 Febbraio 2013) e Mohamed Brahmi (25 Luglio 2013), entrambe esponenti del Fronte Popolare Tunisino.
Secondo quanto dichiarato dal premier, il gruppo salafita tunisino Ansar al-Shari’a sarebbe direttamente coinvolto in questi due omicidi, oltre che nei continui attacchi terroristici verificatisi nel Paese negli ultimi due mesi, in particolar modo nella regione del Jebel Chaambi al confine con l’Algeria.
Nelle sue parole, Laarayedh ha definito tale gruppo come “organizzazione terrorista” che sta essendo d’intralcio al governo, che vuole portare avanti il suo lavoro fino alla fine del periodo di transizione tenendo conto prima di tutto della sicurezza del Paese e dell’intero popolo tunisino.
I discorso del premier Laarayedh, arriva oggi per la prima volta con un tono piuttosto chiaro di condanna nei confronti degli appartenenti al movimento di Ansar al-Shari’a, dopo mesi di silenzio su tutte quelle che sono state le azioni violente di tale gruppo nel Paese: più di 40 mausolei sufi dati alle fiamme e saccheggiati nel corso dell’ultimo anno, e ancora l’attentato contro l’ambasciata americana a Tunisi del settembre scorso (che ha provocato la morte di quattro persone).
Dinanzi a questi avvenimenti, le prese di posizioni del governo di Ennahda contro il movimento di Ansar al-Shari’a, si erano sempre dimostrate piuttosto controllate e miti, forse nel timore che una repressione troppo forte avrebbe potuto soltanto aumentare l’influenza del gruppo.
Quale che sia il motivo, risulta evidente dalla mancanza di provvedimenti presi che Ennahda abbia mostrato verso gli Ansar un’accondiscendenza tale da aver favorito il dilagare delle correnti estremiste e da spingere i partiti laici a parlare di connivenza tra il partito islamico che si definisce moderato e gli stessi jihadisti.
Alla luce di questi fatti, il cambiamento di posizione che oggi Ennahda sembra star cominciando ad intraprendere verso gli Ansar al-Shari’a, deve essere letto in relazione al fatto che proprio questo gruppo jihadista sta vedendo crescere il numero dei suoi accoliti facendo sempre più proseliti tra i giovani tunisini delusi,oramai, dal tentativo fallimentare di Ennahda di risolvere i problemi del Paese, come la disoccupazione, la povertà e la crisi economica.
In relazione a ciò, Ennahda starebbe prendendo le distanze da Ansar al-Shari’a per rispondere alla crisi di credibilità di cui soffre il governo, accusato di incapacità nella gestione dell’amministrazione e della sicurezza nel Paese.
Ennahda quindi starebbe ora utilizzando Ansar al-Sharia come “pretesto” per distrarre la popolazione dalle inadempienze del governo, facendo di tale gruppo jihadista un capro espiatorio perfetto per una politica di sicurezza che non ha idea di come affrontare la crisi di governo e l’attuale emergenza terrorismo, che sta tenendo in stallo l’intero Paese.