Turchia. Presidenziali – politiche: riconfermato il “sultano” Erdogan

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Dopo aver trasformato la Turchia in una repubblica presidenziale, il “sultano” Recep Tayyp Erdogan ha ancora una volta vinto le elezioni sia presidenziali che politiche con oltre il 52 per cento delle preferenze, lasciandosi alle spalle il repubblicano Muharrem Ince, candidato che era riuscito a legare le frammentate opposizioni.
I risultati definitivi si conosceranno solo venerdì, anche perché oltre alle fisiologiche accuse di brogli l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) e l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Apce) hanno riferito della “mancanza di condizioni per i concorrenti di competere su una base di parità”. Tuttavia Erdogan ha affermato a caldo che “Il nostro popolo mi ha assegnato la presidenza e un ruolo esecutivo. Spero che nessuno tenti di cancellare il risultato delle elezioni per mascherare il proprio fallimento”. Grazie alla riforma in senso presidenzialista, approvata con il controverso referendum dello scorso anno, il presidente turco viene ad essere contemporaneamente capo dello Stato e primo ministro, e nella fattispecie Erdogan (AKP in alleanza con l’estrema destra del MHP) si è assicurato un potere pressoché assoluto, perlomeno fino al 2023.
Ince (CHP, in parlamento con il 23 per cento), ha conseguito comunque un buon risultato attestandosi al 30,7 per cento.
Hanno superato ancora una volta lo sbarramento del 10 per cento i curdi dell’Hdp (11,7 per cento), nonostante il leader Selahattin Demirtas sia in carcere come altri deputati con l’accusa traballante di terrorismo. L’Hdp sarà in Parlamento con una settantina di deputati.
Fuori dal Parlamento il nuovo Partito Buono, conservatore, della signora Meral Aksener, che non raggiunge la quota di sbarramento.