Turchia. Scoperto il secondo più grande deposito di terre rare al mondo

di Silvia Boltuc * –

La scoperta del secondo più grande deposito di terre rare in Turchia è stata annunciata dal ministro dell’energia e delle risorse naturali turco, Fatih Dönmez, il quale ha descritto questo evento come “storico” per il paese.
Infatti, l’importanza delle terre rare in diversi settori industriali e nelle tecnologie più moderne potrebbe aiutare la Turchia a risollevare la propria economia e giocare un ruolo maggiore nello scacchiere geopolitico euroasiatico. Al contempo, tale scoperta potrebbe sedare gli animi interni della popolazione turca di cui una buona parte ha mostrato insoddisfazione per la performance negativa dell’economia nazionale e della Lira turca.
Secondo fonti locali, la Turchia ha scoperto 694 milioni di tonnellate di riserve di terre rare nel distretto Beylikova di Eskişehir. La riserva, che contiene elementi di terre rare, è stata registrata come la seconda più grande del mondo dopo quella cinese di 800 milioni di tonnellate.
Il ministro turco dell’energia e delle risorse naturali, Fatih Dönmez, ha affermato che questa scoperta “segna la storia del paese” ed è stata annunciata dallo stesso presidente turco Recep Tayyip Erdogan durante il discorso alla nazione della riunione di Gabinetto del Parlamento. Secondo quanto riportato da Dönmez, il lavoro di esplorazione nel distretto di Beylikova era iniziato molto tempo fa, ma soltanto nel 2011 quando tale incarico è stato dato alla compagnia statale turca Etimaden è stato possibile raggiungere dei risultati concreti. Infatti, in sei anni sono stati scavati 125.193 metri di perforazione, sono stati raccolti 59.121 campioni e, una volta analizzati, questi hanno permesso di scoprire una riserva pari a 694 milioni di tonnellate di terre rare.
Il ministro Dönmez ha dichiarato che la Turchia potrebbe produrre 10 dei 17 elementi di terre rare con l’impianto industriale che dovrà essere costruito nell’area del deposito di Beylikova. Attualmente il Governo è nella fase di valutazione del progetto che possa sviluppare la tecnologia necessaria per realizzare prodotti finiti.
Per le loro proprietà chimiche, le terre rare sono essenziali per realizzare prodotti high-tech. Sono un gruppo di diciassette elementi chimici utilizzati nella realizzazione di dispositivi e materiali tecnologici come superconduttori, magneti, leganti in numerose leghe metalliche, catalizzatori, componenti di veicoli ibridi, applicazioni di optoelettronica, fibre ottiche e risonanza a microonde. Identificarli è difficile e la loro estrazione ha un enorme impatto ambientale. Per questo, con la crescita della popolazione e l’aumento della domanda, le terre rare sono divenute risorse preziose.
Le riserve mondiali di terre rare si trovano in tutto il mondo, ma sono molto più diffuse in Cina, Brasile e Russia. La Cina è il principale produttore e il suo più grande giacimento si trova a Baotou.
Da un punto di vista ambientale, l’estrazione e la raffinazione delle terre rare potrebbero causare gravi problemi ecologici, perché le sostanze passano attraverso una serie di fasi che coinvolgono acidi e filtrazione in più fasi. Questi sono più passaggi che generano notevoli rifiuti tossici. Gli effetti peggiori potrebbero essere la perdita di biodiversità, l’inquinamento delle acque, l’erosione del suolo e la formazione di pozzi. È stato calcolato che la lavorazione di una tonnellata di metalli delle terre rare produce circa 2.000 tonnellate di rifiuti tossici ed ecco perché il riciclaggio dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche è di fondamentale importanza. In questo modo gli elementi delle terre rare possono essere gestiti correttamente, riciclati e inseriti in nuovi cicli produttivi senza richiedere nuova estrazione del suolo.
Dopo la scoperta di elementi di terre rare sul suo suolo, la Turchia potrebbe divenire il concorrente di Pechino in questo mercato industriale e attrarre investimenti diretti esteri (IDE) e gli interessi delle compagnie minerarie e produttive di tecnologia occidentali. Infatti, considerando il ruolo di primo piano della Cina nell’estrazione e nella produzione di prodotti derivanti da terre rare, gli Stati Uniti e l’Unione Europea da anni sono in cerca di una fonte alternativa per contrastare il primato di Pechino. Considerando il vasto impatto che l’estrazione e la raffinazione degli elementi delle terre rare potrebbe avere, la Turchia deve implementare moderne infrastrutture e tecnologie nel giacimento di minerale di Beylikova per evitare gravi problemi ambientali. In questo progetto, quindi, potrebbe rivolgersi alle compagnie e ai governi occidentali.
Da un lato, la Casa Bianca potrebbe sfruttare le sue relazioni con Ankara e la membership della Turchia nella NATO per diventare il principale investitore o acquirente di prodotti di terre rare e creare attriti tra Pechino e Ankara. D’altra parte, dal momento che Pechino ha l’esperienza e il know-how per sviluppare giacimenti di terre rare, la Cina potrebbe offrire aiuto e investimenti alla Turchia cercando di cementare le relazioni economiche turco-cinesi promuovendo ulteriormente la Belt and Road Initiative.
Tra i social network e i forum turchi c’è anche un velo di scetticismo su questa scoperta, perché una parte della popolazione crede che il governo di Ankara abbia deciso di pubblicizzare tale evento per mettere a tacere i dubbi e le incertezze sull’economia turca oppure per preparare la strada per la campagna elettorale in considerazione del fatto che nel giugno 2023 si svolgeranno le elezioni in Turchia.

* Articolo in mediapartnership con SpecialEurasia.