Ucraina. Mariupol: Zelensky interviene alla Camera italiana. Ma a combattere sono i battaglioni neonazisti

di Enrico Oliari

Quando il presidente russo Vladimir Putin parla di “denazificazione” dell’Ucraina si riferisce a due aspetti specifici. Gli accordi di Minsk-2 del 2015, sottoscritti anche da Kiev, impegnavano all’articolo 11 il paese in una riforma costituzionale da attuarsi entro la fine dello stesso anno che prevedeva il riconoscimento delle autonomie di Lugansk e di Donetsk al fine di tutelarne la cultura, le tradizioni e la lingua russa, come succede per il Trentino Alto Adige. Il governo ucraino non solo mancò il proprio impegno, bensì mandò a combattere contro i russofoni brigate dichiaratamente neonaziste, spesso composte anche da individui di estrema destra provenienti dall’estero. E’ il caso dei battaglioni Svodoba e Azov, che dal 2014 combattono nel Donbass e che oggi sono a Mariupol contro i russi e battaglioni ceceni.
Battaglioni finanziati dagli oligarchi ucraini e forniti di armi Usa. Usano i simboli e i saluti delle SS tedesche senza troppo ritegno, ma quel che accusa Putin è l’impunibilità davanti a veri e propri crimini di guerra che si sono protratti negli anni, tra cui stragi di famiglie e violenze sessuali di gruppo, un’”intoccabilità” garantita loro dalla giustizia ucraina.
Mariupol è ora una città quasi completamente distrutta, perché i miliziani dei gruppi neonazisti combattono allo stremo in quanto non hanno nulla da perdere: non sono militari regolari, se catturati vengono passati per le armi. E non possono arretrare, perché oggi scomodi anche per Kiev.
Ii russi premono per conquistare la città proprio per annientarli e garantirsi la continuità territoriale tra Donbass e Crimea, e magari puntare alla roccaforte di Odessa.
Lunedì scorso la vice prima ministra ucraina, Iryna Vereshchuk, ha rifiutato le richieste di resa avanzate dai russi, i quali avrebbero garantito un corridoio umanitario ai civili, per cui oggi si combatte in un teatro appesantito dalla presenza di uomini e donne che con la guerra non hanno nulla a che fare, e che spesso vengono utilizzati come scudi umani dai membri dei vari battaglioni neonazisti che sparano da ospedali e da scuole.
Intervenendo in videoconferenza a Montecitorio il presidente ucraino Volodymyr Zelenky ha parlato di Mariupol, “città completamente distrutta che aveva mezzo milione di abitanti, immaginate da Genova la fuga di mezzo milione di persone, completamente a fuoco, dove gli spari non smettono nemmeno per mezzo minuto”.
Il discorso di Zelensky alla Camera è stato accompagnato da continui applausi. Ma ancora non ha spiegato alla comunità internazionale cosa ci fanno da anni battaglioni di combattenti dichiaratamente nazisti in Ucraina.

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