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Ieri sera il presidente ucraino, Petro Poroshenko, ha preso parte in Russia ad una riunione operativa incentrata sulla crisi ucraina, segno che gli stessi russi hanno tutto l’interesse perché terminino i disordini nell’est dell’Ucraina.
D’altronde a Putin interessava la Crimea, dove Mosca la Flotta del Mar Nero e cpome risarcimento per la mancata entrata di Kiev nell’Unione doganale, e le agitazioni a Lugansk, Donetsk e Karkiv avevano solo lo scopo di tenere alta la tensione quel tanto che basta per distogliere l’attenzione della comunità internazionale dalla penisola e consolidarne l’annessione.
Ed è proprio per parlare di Ucraina che Poroshenko si è oggi telefonato con Vladimir Putin: a comunicarlo è stato il portavoce del capo del Cremlino, Dmitri Peskov.
Poroshenko ha quindi ufficializzato un piano di pace in 14 punti, tra i quali il disarmo, “la garanzia di un salvacondotto per i mercenari russi e ucraini per il ritiro”, la “decentralizzazione dello Stato e la protezione della lingua russa tutelata da emendamenti costituzionali”.
Uno dei punti prevede la ripresa del controllo delle frontiere da parte di Kiev, per cui l’esercito ucraino ha già chiuso i valichi con la Russia.