Ucraina. Putin schiera le truppe lungo il confine: è strategia della tensione, per tenersi la Crimea

di Enrico Oliari –

truppe russe confine ucraina grandeNon appena è sembrato che il presidente ucraino Petro Poroshenko fosse riuscito a trovare la quadratura del cerchio per riportare stabilità nelle regioni ribelli, è giunta la notizia dal Pentagono che Mosca ha ordinato nuovamente il dislocamento di 65mila unità militari presso il confine ucraino, supportate da pezzi di artiglieria pesante, da carri armati e dall’aviazione.
La decisione improvvisa di Mosca arriva dopo che solo ieri Poroshenko, che si è sentito al telefono con Vladimir Putin, ha presentato una road map di 14 punti che prevede il cessate il fuoco unilaterale, l’amnistia per i reati meno gravi, il salvacondotto per i mercenari arrivati dal Caucaso e la concessione di maggiore autonomia a Donetsk, Lugansk e Kakriv. Addirittura il governo di Kiev ha denunciato l’ingresso in territorio ucraino di tank russi, ma questa notizia non è stata confermata da parte americana.
Di certo vi è che i militari russi continuano ad addestrare i miliziani ribelli oltreconfine, come pure i mercenari ceceni filo-russi, e armi passano ancora la frontiera con lo stratagemma che non sarebbero più in dotazione all’esercito russo, ma a quello ucraino.
Addirittura in Ucraina sarebbe stato trasferito un sistema lanciamissili già in dotazione alle forze russe in Cecenia.
Come in passato, Mosca respinge le accuse di dislocamento dei militari lungo il confine, sostenendo che si tratterebbe di reparti stanziati unicamente per proteggere il territorio russo dai disordini nelle regioni orientali ucraine.
Più preciso il ministro degli Esteri Serghei Shoigu, il quale ha comunicato che sono state messe “in allerta combattimento” le truppe del Distretto militare centrale per un test che durerà dal 21 al 28 giugno.
Inoltre con una nota il Cremlino ha bocciato la road map proposta da Poroshenko, affermando che “il cessate il fuoco sembra piuttosto un ultimatum” e manca ancora “l’elemento chiave”, ovvero la partecipazione dei separatisti ai negoziati di pace.
Obama, Merkel e Hollande, che si sono sentiti al telefono, hanno chiesto alla Russia di ritirare le sue forze dalla frontiera, di fermare il flusso di armi e di fare pressioni sui separatisti perché rinuncino alla violenza; nel caso la Mosca non compia passi ”concreti e immediati” per ridurre le tensioni nell’Ucraina orientale, “gli Usa e l’Unione europea adotterebbero ulteriori misure per imporre costi alla Russia”.
Contestualmente il ministro degli Esteri Serghei Lavrov si è sentito con il collega ucraino Pavlo Klimkin: il ministero degli Esteri di Mosca ha fatto sapere che per Lavrov “è importante arrivare al più presto a una de-escalation del conflitto e garantire la sicurezza dei cittadini ucraini”.
Appare tuttavia evidente che nei propositi di Putin vi sia quello di mantenere alta la tensione per rendere definitiva l’annessione della Crimea, dove la Russia ha la base della Flotta del Mar Nero: al suo insediamento, Poroshenko aveva affermato infatti che la penisola sarebbe dovuta tornare all’Ucraina, ma il presidente russo ha tutta intenzione di far pagare cara a Kiev la decisione di aderire all’Unione europea e non all’Unione doganale da lui ideata.
Intanto i militari di Kiev hanno ripreso il controllo di due villaggi vicino a Sloviansk, Iampil e Kirovsk; nell’operazione hanno perso la vita 12 militari e una guardia nazionale. Lo ha comunicato il portavoce del centro d’informazioni del Consiglio di Sicurezza e Difesa ucraino, Volodimir Cepovoi, il quale ha anche detto che nei combattimenti sarebbero morti circa 300 miliziani separatisti.