Ucraina. Una ragazza di Kiev, ‘i russi vogliono occupare le città, è follia’

Agenzia Dire

‘Proviamo a uscire da metro, per mangiare qualcosa’.
“Proviamo a uscire dalla metropolitana e ad andare a casa di un’amica per mangiare qualcosa. Poi decideremo cosa fare; qui tutti sostengono che i militari russi vogliono occupare Kiev”. A parlare con l’agenzia Dire questa mattina è una ragazza di 20 anni, incontrata nella capitale alcuni giorni fa.
Con lei, questa notte, in una stazione sotterranea per proteggersi in caso di bombardamenti, ci sono altre ragazze e ragazzi. “In questo momento non si sentono esplosioni, sto bene, ancora all’interno della metropolitana” dice la giovane, che lavora nel settore creativo. “Vedo che però alcune persone stanno uscendo fuori: proveremo anche noi”.
Nel rifugio, nella notte, in tanti sono riusciti a restare connessi a internet. La ragazza ha ascoltato il videomessaggio del presidente Volodymyr Zelensky, che ha denunciato l’ingresso nella capitale di gruppi di “sabotatori” sostenendo che per le forze armate di Mosca il capo dello Stato è “l’obiettivo numero uno da eliminare”.
La ragazza continua: “Qui tutti dicono che i russi vogliono occupare Kiev e che il presidente Vladimir Putin intende prendere il potere in Ucraina; sostiene di volere liberare il popolo ma sarebbe invece meglio che liberasse la sua testa da questi pensieri, assurdi e diabolici”.
Nella notte nella capitale si sono verificate esplosioni. I servizi di soccorso hanno confermato che due palazzi, con appartamenti dove vivono famiglie, sono in fiamme nel settore sud-orientale della città, nell’area di Darnytskyi.

Kuznetsova (Odv-info), ‘la società civile russa non ci sta’. L’attivista, ‘1918 le persone arrestate in due giorni’.
“La mobilitazione della società civile russa è uno degli elementi chiave che può fermare la guerra in Ucraina ma le condizioni sono davvero difficili. Sono anni che le autorità di Mosca portano avanti una politica di deliberata repressione della società civile ed è di fatto impossibile manifestare legalmente nel Paese”. Così all’agenzia Dire Maria Kuznetsova, segretaria per la comunicazione di Odv-Info, l’organizzazione russa in difesa dei diritti umani che sta fornendo bollettini sugli arresti ai danni dei manifestanti che da due giorni protestano in Russia contro l’operazione militare lanciata da Mosca in Ucraina.
Il numero delle persone arrestate è in aggiornamento, riferisce l’attivista, ma l’ultimo bilancio calcolato dall’organizzazione indica in 1918 il numero delle persone detenute tra ieri e oggi in 60 città della Russia. “Tutto questo – evidenzia l’esponente di Odv-Info – mentre a Mosca le proteste di oggi devono ancora cominciare”.
Secondo Kuznetsova, le persone fermate “sono accusate di reati amministrativi, in genere per aver preso parte a ‘manifestazioni non autorizzate'”, nella maggior parte dei casi, o per “non aver seguito gli ordini di un pubblico ufficiale”. La responsabile della comunicazione specifica che “se è la prima volta che la persona arrestata va incontro al primo tipo di accusa riceve una multa fino a 10mila rubli – circa 108 euro, ndr – se è la seconda o la terza invece può essere tenuta in arresto fino a 30 giorni”.
Secondo Kuznetsova, “il secondo tipo di imputazione, quello relativo al mancato rispetto degli ordini di un pubblico ufficiale, invece, comporta un arresto fino a 15 giorni” L’esponente della ong aggiunge che “a oggi c’è stata solo una persona incriminata a livello penale, per quanto ne sappiamo, ma prevediamo che presto ce ne saranno altre”.
Secondo l’attivista di Odv-Info, organizzazione fondata a Mosca nel 2011 da un giornalista e un programmatore, Grigory Okhotin e Daniil Beilinson, le maglie della giustizia russa si restringono da anni a detrimento di chi protesta contro il governo del presidente Vladimir Putin. “Basta scendere in strada con un cartellone per essere arrestati e multati”, continua Kuznetsova. “Anche in questo caso l’andamento è progressivo, se si viene fermati per una seconda si va incontro a una detenzione più lunga, per una terza volta invece anche per anni”.
Odv-Info si dedica dal 2011 a monitorare il rispetto dei diritti umani e civili in Russia, fornendo assistenza legale, anche tramite un numero verde attivo 24 ore su 24. Kuznetsova premette quindi che l’organizzazione “non si occupa di organizzare proteste e non sa con certezza quante e dove ce ne saranno”. Ciò detto, l’attivista sottolinea che “si può presumere che siano milioni le persone che si oppongono alla guerra in Russia e che saranno in tanti a non aver timore di scendere nelle piazze delle loro città per opporsi all’operazione militare”. Secondo Kuznetsova, più le ostilità andranno avanti, più è probabile che la mobilitazione continui”. La mobilitazione continua anche online, nota la responsabile, che dice di “una campagna lanciata sulla piattaforma Change.org che ha raccolto oltre 500mila firme”.
Un ruolo importante lo stanno giocando anche i media. “Il portale indipendente Holod ha lanciato una campagna sociale scandita dall’hasthag #IwillNotKeepSilent, “non starò in silenzio”, riferisce Kuznetsova, che aggiunge: “I siti web indipendenti stanno fornendo una copertura molto dettagliata di quello che sta succedendo, mostrando anche le immagini delle città ucraine distrutte e delle vittime innocenti”.
Si sentirebbe però comunque il peso della lunga mano del Cremlino. “Molti media non governativi sono stati etichettati come ‘agenti stranieri’ – dice l’attivista – e questo non fa altro che stigmatizzarli agli occhi del pubblico”.

Reporter polacco, ‘sotto shock, ma occidente è inadeguato’. Strzalkowski, ‘emozionante marcia di pace a Varsavia’.
“In Polonia la gente è rimasta scioccata per l’aggressione russa all’Ucraina. Con amici e colleghi sapevamo che la guerra era una possibilità ma nessuno si aspettava che sarebbe avvenuta così rapidamente e su così vasta scala. Ieri era giovedì grasso, cioè un giorno di festa in cui tradizionalmente in Polonia si mangiano ciambelle e dolci, quindi il contrasto con quello che stava accadendo è stato ancora più surreale”. Patryk Strzalkowski è un giornalista di Gazeta.pl e all’agenzia Dire racconta da Varsavia impressioni e sentimenti che i polacchi stanno provando all’indomani dell’offensiva russa in Ucraina.
Ieri sera in centinaia sono scesi in strada nella capitale con bandiere giallo-azzurre e cartelli con cui invocare la pace nel Paese vicino, diretti verso la sede dell’ambasciata della Federazione russa. “E’ stato molto toccante” continua il cronista, che ieri era tra i manifestanti. “C’erano molti ucraini, che sotto alle finestre dell’ambasciata hanno intonato l’inno nazionale, alcuni con le lacrime agli occhi. Altri hanno scandito slogan come ‘Putin terrorista, arrestatelo'”.
Tra la popolazione, continua Strzalkowski, “c’è ansia, paura e orrore per quello che sta accadendo a pochi chilometri dal nostro Paese. Molti sono stati in Ucraina o hanno amici sia laggiù che qui – la comunità in Polonia conta un milione di abitanti – e tanti si stanno mobilitando per aiutare familiari e conoscenti a lasciare il Paese. La Polonia ha accolto già 30mila profughi, e si è formata una rete di ong e cittadini per raccogliere e distribuire aiuti. Qui, ‘how to help Ukraine’ risulta tra le principali ricerche di Google”.
Il giornalista continua: “Tra le persone però crescono anche paura e ansia per un possibile attacco russo alla Polonia. Essendo Stato membro dell’Ue e della Nato, non dovrebbe accadere nell’immediato ma c’è chi la ritiene una possibilità concreta, come dimostra il fatto che ieri lunghe file si sono formate ai distributori di benzina e fuori dalle banche”.
Da qui, anche una certa rabbia contro “l’inadeguatezza delle azioni dell’Occidente contro Mosca”, come riferisce ancora Strzalkowski: “C’è chi si aspetta che i governi chiudano le sedi diplomatiche ed espellano gli ambasciatori russi, oppure blocchino l’importazione di prodotti dalla Russia, ma questo sarebbe molto complesso soprattutto con il petrolio”.
In particolare, il reporter riferisce che da più parti sta crescendo il disappunto per la decisione di alcuni Paesi europei tra cui Italia e Germania di non inserire tra le sanzioni l’esclusione della Russia dal sistema Swift (l’Associazione per le telecomunicazioni finanziarie interbancarie mondiali), un’iniziativa chiesta con forza anche dalle repubbliche baltiche e a cui ha aderito il governo polacco. Non potendo più ricevere o inviare denaro, “l’interruzione del sistema Swift sarebbe una grave sanzione che complicherebbe il funzionamento del settore finanziario russo e il commercio nel settore delle risorse energetiche”, ha detto alla stampa polacca Piotr Bujak, economista di Bank Polski.