Ue. Ridurre l’inquinamento dell’industria e delle grandi aziende zootecniche

EpItalia –

Le nuove norme ridurranno le emissioni nocive degli impianti industriali e dei grandi allevamenti di suini e pollame per proteggere la salute umana e l’ambiente.

Il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva l’accordo raggiunto con gli Stati membri sulla revisione della direttiva sulle emissioni industriali (IED) con 393 voti favorevoli, 173 contrari e 49 astensioni, e del regolamento sul nuovo Portale delle emissioni industriali con 506 voti favorevoli, 82 contrari e 25 astensioni.

Impianti industriali.
La normativa introdurrà l’obbligo per i settori industriali interessati di fissare livelli di emissioni nocive più stringenti possibili. Per combattere la scarsità d’acqua, ci saranno obiettivi di prestazione ambientale obbligatori sul consumo di acqua. Per quanto riguarda i rifiuti, l’efficienza delle risorse, l’efficienza energetica e l’uso delle materie prime, gli obiettivi vincolanti saranno fissati entro un intervallo di valori, mentre saranno indicativi per quanto riguarda l’utilizzo di nuove tecniche.
La direttiva copre anche gli impianti dell’industria estrattiva (miniere) e i grandi impianti che producono batterie.

Aziende zootecniche.
La nuova legge prevede di estendere le misure sulle emissioni industriali agli allevamenti di suini con più di 350 unità di bestiame. Sono escluse le aziende che allevano suini in modo estensivo o biologico, e quelle che lo fanno all’esterno per un periodo di tempo significativo su un anno. Per il pollame, la direttiva si applica alle aziende con galline da uova in numero superiore alle 300 unità, e alle aziende con polli da carne con più di 280 unità. Per le aziende che allevano sia suini che pollame, il limite sarà di 380 unità complessive.

La Commissione valuterà, entro il 31 dicembre 2026, se intervenire anche sulle emissioni derivanti dall’allevamento di bestiame, come i bovini, e la possibile istituzione di una clausola di reciprocità per garantire che i produttori al di fuori dell’UE soddisfino requisiti simili alle norme europee quando esportano verso l’UE.

Partecipazione del pubblico, sanzioni e compensazioni.
La direttiva mira anche a migliorare la trasparenza e partecipazione del pubblico in relazione alla fornitura di licenze, al funzionamento e al controllo degli impianti regolamentati, attraverso la creazione del Portale UE sulle emissioni industriali, che sostituirà l’attuale registro europeo delle emissioni inquinanti, in cui i cittadini potranno accedere ai dati su tutte le licenze UE e sulle attività inquinanti locali.

Le imprese che non si conformano potranno essere penalizzate per una somma pari almeno al 3% del fatturato annuo interno all’UE dell’operatore che ha compiuto le infrazioni più gravi. I Paesi UE daranno ai cittadini colpiti dall’inosservanza delle norme il diritto di chiedere un risarcimento per i danni causati alla loro salute.

Dopo il voto, il relatore Radan Kanev (PPE, Bulgaria), ha dichiarato: “Il voto di oggi dimostra l’impegno del Parlamento verso l’obiettivo emissioni zero del Green Deal e per la salute degli europei. Dimostra inoltre che tali obiettivi possono essere raggiunti senza imporre ulteriori oneri amministrativi alle imprese e in particolare agli agricoltori europei. Il voto sottolinea che i deputati capiscono le ragioni delle proteste degli agricoltori.”

La legge deve ora essere adottata anche dal Consiglio, prima di essere pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’UE ed entrare in vigore 20 giorni dopo. Gli Stati membri avranno poi 22 mesi per conformarsi a questa direttiva.

La direttiva sulle emissioni industriali è il principale strumento dell’UE che regola l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo da parte di impianti industriali, compresi gli allevamenti intensivi, che possono portare a problemi di salute come l’asma, la bronchite e il cancro. Disciplina inoltre la produzione di rifiuti, l’uso di materie prime, l’efficienza energetica, l’inquinamento acustico e la prevenzione degli incidenti.

Questa legislazione risponde alle aspettative dei cittadini in merito al principio “chi inquina paga”, accelerando la transizione verde e promuovendo processi di produzione più sostenibili, come espresso nelle proposte 2(2), 3(1), 11(1) e 12(5) delle conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa.