Usa. Il primo febbraio si aprono le primarie: tocca all’Iowa

di Manuel Giannantonio

Sanders bernieDopo mesi, decine di sondaggi e milioni di dollari spesi, il primo febbraio i candidati alla Casa Bianca si sottoporranno ai primi giudizi dei loro elettori; il privilegio spetterà agli abitanti di un piccolo Stato rurale, l’Iowa. Una tradizione che si ripete dal 1972: l’Iowa, situato nel centro del paese, apre così ufficialmente la stagione delle primarie. Gli altri 49 Stati dell’unione e cinque territori voteranno in un secondo momento fino a giugno. L’Iowa non ha un peso determinante nell’economia dei voti che decreteranno il vincitore, ma ha un fortissimo valore simbolico.
Hillary Clinton, da tempo la favorita delle primarie democratiche, sentirà la tensione della prima prova? Ha annunciato la sua candidatura nell’aprile del 2015. A complicarle le cose potrebbe essere il senatore socialista democratico del Vermont Bernie Sanders, il quaule è riuscito ad assicurarsi una bella fetta della gioventù democratica che sogna un cambiamento significativo a Washington.
L’ex segretario di Stato infatti è stata agganciata nei sondaggi dell’Iowa da Sanders, dove i suoi meeting hanno radunato in totale 40mila persone, almeno a quanto dice. La sua credibilità dunque è notevolmente cresciuta e potrà giocarsi bene le sue carte il prossimo 9 febbraio nello Stato del New Hamsphire.
Sul versante repubblicano due uomini si stanno contendendo il titolo di “conservatore in collera” contro “l’élite” e “l’establishment”: il miliardario Donald Trump è favorito sul piano nazionale, ma nell’Iowa è in lotta con il senatore (decisamente conservatore) Ted Cruz, portavoce della destra religiosa.
L’imprevedibilità della situazione è accentuata dal modo in cui gli elettori vengono consultati. Contrariamente al classico metodo con il quale si svolgono le primarie, nell’Iowa gli elettori sono convocati in apposite riunioni a partire dalle ore 19.00, per almeno un’ora. Per i repubblicani il voto viene espresso segretamente, mentre per i democratici ognuno deve dichiarare pubblicamente quale candidato sostiene. E deve farlo di fronte ai propri concittadini. Questa controversia riduce sensibilmente la partecipazione delle persone maggiormente impegnate in politica. In questi ultimi giorni di campagna giorni i candidati stanno invadendo il territorio di questo Stato: Hillary Clinton, Bernie Sanders, Donald Trump e Ted Cruz hanno organizzato ben 18 riunioni pubbliche.
Questo approccio però non è nello stile di Donald Trump. Il “palazzinaro” preferisce i grandi meeting piuttosto che questi meticolosi appuntamenti. Il senatore del Texas Ted Cruz, figura simbolo del Tea Party, non ha solo un’organizzazione di persone preparate, ma può contare sull’appoggio logistico dei leader evangelici della zona. Lo scorso dicembre, Bob Vander Plaats, sconosciuto ai più ma dalla grande influenza locale, ha svolto una larga propaganda per Ted Cruz, in una regione dove metà degli elettori repubblicani sono protestanti evangelici.
Bernie Sanders spera di mobilitare gli studenti democratici come Barack Obama fece con successo nel 2008. Hillary Clinton finì terza. Il messaggio dell’ex segretaria di Stato ha molte analogie con quello del 2008: denuncia l’irresponsabilità di alcune proposte di Bernie Sanders che vuole riportare il sistema sanitario alle condizioni antecedenti l’Obamacare, e vuole realizzare una normalizzazione diplomatica con l’Iran. “Il senatore Sanders non parla molto di politica estera, ma quando lo fa, è inquietante poiché si direbbe che non ha pensato a tutto”, ha detto giovedì.
La questione centrale del primo febbraio sarà quella di sapere se l’organizzazione del territorio del clan Clinton sarà più efficiente dell’entusiasmo espresso dai sostenitori di Sanders.

Nella foto: Bernie Sanders.