VATICANO. Ancora tensioni diplomatiche con la Turchia per le parole del papa

Notizie Geopolitiche –

bergoglio con karekin IINon si ferma la polemica seguita alle parole del papa sul genocidio armeno, e dalla messa di domenica scorsa si è arrivati alla crisi diplomatica tra la Turchia e il Vaticano, un tornado che passa dall’Unione Europea e persino il Palazzo di vetro.
Ma andiamo con ordine. E’ accaduto che domenica il pontefice, che celebrava il rito con il patriarca della Chiesa armena Karekin II, abbia affermato che “La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come il primo genocidio del XX secolo; essa ha colpito il vostro popolo armeno, prima nazione cristiana”. Si è trattato, ha continuato il pontefice, di un dramma che ha colpito il popolo armeno “insieme ai siri cattolici e ortodossi, agli assiri, ai caldei e ai greci”, in cui “Furono uccisi vescovi, sacerdoti, religiosi, donne, uomini, anziani e persino bambini e malati indifesi”. Gli altri due genocidi sono stati quelli ad opera del nazismo e dello stalinismo, ma anche “più recentemente altri stermini di massa, come quelli in Cambogia, in Ruanda, in Burundi, in Bosnia. Eppure sembra che l’umanità non riesca a cessare di versare sangue innocente”.
“Ricordarle le vittime è necessario, anzi, doveroso – ha aggiunto Bergoglio -, perché laddove non sussiste la memoria significa che il male tiene ancora aperta la ferita; nascondere o negare il male è come lasciare che una ferita continui a sanguinare senza medicarla!”.
A dire il vero già nel 2001, in occasione di una cerimonia analoga, papa Giovanni Paolo II aveva pronunciato gli stessi concetti, ma la reazione di Ankara di oggi non è stata quella di allora; immediatamente le autorità di Ankara hanno convocato il nunzio apostolico in Turchia Antonio Lucibello, vescovo titolare di Thurio, per protestare per la descrizione degli eventi come “un genocidio”, ma da quel momento è stato un continuo rinforzarsi dei toni, fra i quali spicca per il dubbio gusto quello del ministro turco per gli Affari europei, Volkan Bozkir, per il quale il papa ha parlato così perché “viene dall’Argentina”, un paese “che ha accolto i nazisti” e nel quale “la diaspora armena è dominante nel mondo della stampa e degli affari”. Il suo collega agli Esteri Mevlut Cavusoglu, che ha richiamato l’ambasciatore presso la Santa Sede, ha fatto sapere di non escludere nuove misure nei confronti del Vaticano dopo le formali proteste.
Il Gran Mufti Mehmet Gormez, la principale autorità religiosa islamica sunnita turca, ha criticato a sua volta il papa per le dichiarazioni a suo parere “senza fondamento” e si è detto “preoccupato che lobby politiche e ditte di relazioni pubbliche abbiamo allargato le loro attività alle istituzioni religiose”. “Se le società iniziano a interrogarsi sugli errori passati lo stesso Vaticano soffrirà più di chiunque altro”, ha aggiunto.
Di diverso avviso la Pesc Federica Mogherini, per la quale “E’ fondamentale che, nello spirito di riconciliazione, i paesi partner della Ue sappiano affrontare il passato attraverso dibattiti sereni ed aperti”, e per la portavoce dell’Ue Maja Kocijancic, “La riconciliazione è il fondamento chiave del progetto europeo e dei suoi valori”, per cui “E’ importante che le relazioni tra Turchia e Armenia siano normalizzate al più presto possibile, mettendo in atto i Protocolli firmati del 2008”.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, ha ritenuto che i massacri di armeni di un secolo fa sotto l’impero Ottomano furono “crimini atroci” ma non “il primo genocidio del 20esimo secolo”. Il suo portavoce, Stephane Dujarric, ha spiegato che non c’è alcun progetto da parte dell’Onu di allestire una commissione internazionale per esaminare i fatti dell’epoca, e “L’Onu cerca da sempre di rafforzare la capacità della Comunità internazionale di prevenire tali atroci crimini dal ripetersi in futuro”.