Venezuela. Inflazione al 200%. Piano per la crisi di energia elettrica

di Guido Keller

Diga di guriE’ sempre più crisi economica nel Venezuela, dove il crollo del prezzo del petrolio e le politiche populiste del presidente Nicolas Maduro hanno di fatto ridotto sul lastrico l’intero paese.
Oggi l’inflazione galoppa al 200 per cento, il carrello della spesa che in un anno è aumentato del 395 per cento, dagli scaffali sono spariti generi di prima necessità e medicinali, ed è esploso il mercato nero. Qualcuno azzarda a un prossimo esilio forzato di Maduro forse in Colombia, mentre i poteri passerebbero provvisoriamente ad un governo guidato dai militari, che per presidente potrebbe avere il governatore della regione di Zulia, Francisco Arias Cardenas. La moneta del paese è divenuta praticamente carta straccia e per acquistare un euro occorrono 6,90 bolivares, 6,3 per un dollaro: lo stipendio medio è intorno ai 5mila bolivares, e per prendere un caffè servono 100 bolivares; impensabile riempire il carrello della spesa, che per cinque persone è calcolato in 157.833 bolivares.
Come se non bastasse ci si è messo pure il clima, con El Nino che causa la siccità che sta mettendo in ginocchio la già traballante produzione di energia elettrica. Per far fronte a quest’altra emergenza il Venezuela ha avviato il progetto “Agua divina”, volto a controllare i bacini idrici e ad avviare nuove centrali termoelettriche: lo ha reso noto il ministro dell’Energia elettrica Luis Motta Domínguez, il quale ha specificato che verranno attivate le nuove centrali Barquisimeto III, nello Stato di Lara ed in grado di produrre 90 Megawatt, quella di Don Luis Zambrano III in El Vigia, a Mérida e che genererà 130 Megawatt, il complesso Bajo Grande I della compagnia petrolifera statale Petróleos de Venezuela (Pdvsa), nella costa orientale del lago di Maracaibo e che produrrà 35 Megawatt, e l’impianto di Planta Centro, a Carabobo ed in grado di generare 600 Megawatt.

Nella foto: la diga di Guri.