Votata la Risoluzione sulle armi chimiche in Siria. Lavrov vince lo scetticismo degli interventisti

di Enrico Oliari –

consiglio sicurezza 2 grandeIl Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, lo ha definito “Un voto storico”, quello raggiunto ieri sera all’unanimità al Consiglio di sicurezza, dove i Quindici (i cinque paesi permanenti: Francia, Usa, Russia, Cina, Gb; i dieci non permanenti, eletti cinque ogni due anni: Azerbaigian, Guatemala, Marocco,  Pakistan, Togo, Argentina, Australia, Lussemburgo, Corea del Sud e Ruanda) hanno votato la Risoluzione presentata in modo congiunto da Russia e Stati Uniti che prevede la distruzione delle armi chimiche in Siria.
Ban Ki-moon ha anche aggiunto che già martedì arriveranno nel paese mediorientale gli esperti dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) per iniziare le operazioni di presa del controllo degli arsenali: “Il successo della missione degli esperti per la distruzione delle armi chimiche in Siria – ha spiegato – dipende dal fatto che le autorità di Damasco rispettino pienamente gli impegni e garantiscano la sicurezza del personale Opac e Onu”; ha aggiunto che lo smantellamento dei depositi delle armi chimiche, di cui la Siria ne detiene il maggior numero al mondo, dovrà avvenire “entro la prima metà del 2014”, per cui ogni 30 giorni verrà fatto il punto della situazione per valutare il rispetto delle tabelle di marcia.
Poiché l’operazione richiede dei costi e tutti dovranno mettere la loro parte, il ministro degli Esteri britannico William Hague ha fatto sapere, dopo il voto del Consiglio di sicurezza, che “La Gran Bretagna finanzierà un contributo iniziale di tre milioni di dollari all’Opac”; la Russia si è detta pronta a collaborare con il controllo dei siti di armi chimiche siriani, quando il presidente Bashar al-Assad distruggerà gli arsenali e le fabbriche dove si producono.
Soddisfazione è stata espressa dal ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, mente della Rivoluzione che ha fermato il minacciato attacco congiunto franco-statuniteste alla Siria, dopo che il 21 agosto scorso gas letali erano stati usati (non è certo da chi) nei sobborghi di Damasco provocando la morte di 1400 persone; soddisfatto anche l’omologo statunitense John Kerry, il quale ha affermato che “Questa sera, per la prima volta abbiamo dichiarato con una sola voce che l’uso delle armi chimiche è una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale, in ogni caso, tempo e luogo queste armi vengano utilizzate”.
La Risoluzione approvata tuttavia non risponde pienamente a quanto avevano chiesto Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia, i quali volevano che la questione delle armi chimiche siriane fosse inserita sotto l’ombrello del capitolo VII della Carta Onu che prevede la minaccia dell’uso automatico della Forza nel momento in cui i termini della Risoluzione non venissero rispettati: per un eventuale intervento verrà ad essere quindi necessaria una nuova Risoluzione del Consiglio di sicurezza.
Per quanto Obama in primis abbia parlato di “effetto” raggiunto grazie alla minaccia di un attacco, il fronte interventista esce così sconfitto grazie all’abilità del ministro russo Lavrov, il quale ha saputo procrastinare la questione fino all’inizio dei lavori al Palazzo di Vetro. Va ricordato che la Russia è alleata della Siria di al-Assad che nel paese mediorientale ha importanti interessi strategici, fra i quali la fornitissima base di Tartus, l’unica in un panorama che va dal Marocco al Kirghizistan, con esclusione del solo Iran, che ospita basi statunitensi.
I 22 paragrafi della Risoluzione “condannano in modo forte” qualsiasi uso di armi chimiche in Siria, e in particolare l’attacco del 21 agosto scorso e riportano che “L’uso di armi chimiche costituisce una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale”.
Nessuna delle tre parti in conflitto in Siria (l’Esercito siriano libero con gli insorti e i curdi del nord; il regime di Damasco con gli Hezbollah libanesi e i pasdaran iraniani; i vari  gruppi jihadisti e qaedisti come Jabat al-Nusra, lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante e la Brigata di Aicha la madre dei credenti) potranno impiegare, produrre, acquistare o vendere armi chimiche di nessun genere.
Il presidente siriano Bashar al-Assad, intervistato per una tv venezuelana, ha spiegato che “le possibilità di un’offensiva militare (degli Usa) sono sempre presenti”, ma ha confermato l’intenzione di rispettare pienamente “tutti gli accordi che ha firmato”.
A New York è ritornato di moda anche parlare del “Ginevra 2”, il meeting fra le parti in lotta in Siria: Ban Ki-moon ha dichiarato che la data potrebbe essere il 2 novembre e che il tavolo è indispensabile per fermare una guerra che ha già causato 100mila morti ed una crisi umanitaria che si misura in milioni di sfollati per i quali serve assistenza, specialmente in Giordania, uno dei paesi più poveri di acqua al mondo, oggi sull’orlo del collasso.
In un incontro sponsorizzato da Unione Europea e Giordania sono stati raccolti impegni per quasi 900 milioni di dollari per gli aiuti.