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In quasi due settimane di risposta della Lega Araba alla presa del potere da parte degli houthi, ammonta nello Yemen a 519 morti e 1.700 feriti il numero delle vittime delle operazioni militari condotte sotto la guida dell’Arabia Saudita.
Gli houthi, minoranza sciita sostenuta dall’Iran, in gennaio avevano rovesciato il presidente Abd Rabbo Mansour Hadi, dopo che per mesi avevano chiesto invano alcuni riconoscimenti come l’inserimento di 20mila appartenenti alla minoranza nelle forze armate governative, l’assegnazione di 10 ministeri e l’inclusione nella regione di Azal di Hajja e dei governatorati di al-Jaw.
I continui scontri con i lealisti per il consolidamento del potere e per il controllo dei pozzi petroliferi hanno provocato la reazione della Lega Araba, ed oggi la coalizione anti-houthi, condotta dal generale saudita Ahmed Asseri, è composta oltre che da Yemen e Arabia Saudita anche da Egitto, Sudan, Giordania, Pakistan, Marocco Bahrain, Emirati Arabi Uniti e Qatar.
Il direttore del dipartimento della Salute, al-Khader Lassouar, ha reso noto che il 75% delle vittime sono civili, segno che i raid dei caccia sauditi non sono così “chirurgici” come si voleva sperare; difatti lo scorso 31 marzo ad essere centrato dai missili sganciati dagli aerei è stato colpito il campo profughi di Mazraq, nello Yemen nordoccidentale, dove sono morte una quarantina di persone, fra le quali molti bambini. Nel campo vivono 1.800 sfollati.
Lassouar ha chiesto alle organizzazioni internazionali e alle monarchie arabe del Golfo di garantire l’assistenza medica urgente agli ospedali di Aden, in quanto “Abbiamo esaurito le scorte di medicinali e gli ospedali non riescono a far fronte al numero crescente di vittime”.
La Russia, che ha più volte spinto per la sospensione delle ostilità e l’avvio di negoziati tra le parti in lotta, ha chiesto per oggi la convocazione urgente del Consiglio di Sicurezza delle nazioni Unite.
Sono membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite:
Permanenti: Cina, usa, Russia, Francia, Gb;
2014 e 2015: Ciad, Cile, Giordania, Lituania, Nigeria;
2015 e 2016: Angola, Malesia, Nuova Zelanda, Spagna, Venezuela.
