Iraq. al-Baghdadi vivo: lo dimostrerebbe un messaggio intercettato dal Site

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Non sono solo i gatti ad avere sette vite. Il Site, l’organizzazione statunitense che monitora le attività dei terroristi jihadisti in rete, ha intercettato un messaggio del leader dell’Isis Abu Bakr al-Baghdadi diffuso dal sito al-Furqn, legato al “califfato”, in cui accenna alla crisi della Corea del Nord, ed in particolare delle minacce del regime di Pyongyang di ricorrere a una bomba atomica per “affondare” il Giappone e “ridurre in cenere” gli Stati Uniti.
La registrazione del messaggio non è chiara, tuttavia il contenuto dimostrerebbe che al-Baghdadi è vivo in quanto risale al 3 settembre il test con una testata all’idrogeno da 160 chilotoni della Corea del Nord.
Era stato il Pentagono a dimostrare prudenza circa l’annuncio da parte di Mosca dell’uccisione di al-Baghdadi in un raid russo il 28 maggio nella città di Raqqa, ex capitale siriana dello Stato Islamico poi trasferita ad al-Mayadin, anzi, il 1 settembre il comandante della coalizione a guida Usa, il generale Stephen Townsend, aveva comunicato nel corso di una videoconferenza che “probabilmente è in vita” e che “molto probabilmente è riuscito a fuggire con altri jihadisti nella Valle dell’Eufrate”, dove “si terrà l’ultima battaglia dell’Isis”. “Tuttavia – aveva aggiunto – non merita di essere catturato”.
Il vero nome di al-Baghdai è Ibrahim al-Samarrai, 46 anni e di Bagdad, dottore in Studi islamici e di docente all’università di Tirkrit. Sposato due volte, ha (o aveva) cinque figli.
Nel 2003 ha preso parte all’insurrezione irachena poco dopo l’invasione Usa, è stato arrestato dai militari americani ma nel 2010 è apparso alla guida della branca irachena di al-Qaeda.
Approfittando dell’insurrezione contro il regime siriano di Bashar al-Assad e contro il governo filo-iracheno, nel 2011 ha trasformato la diramazione di al-Qaeda da lui controllata nell’Isil e poi nell’Isis, Stato Islamico a cui aderiscono in modo spontaneo popolazioni e città sunnite e soprattutto una moltitudine di imprenditori, militari, amministratori, diplomatici e quant’altro messi da parte con la caduta di Saddam Hussein.
La prima volta è stato dato per morto nel 2005, dagli statunitensi; il 14 giungo 2016 è stata la volta dell’agenzia iraniana Abna ad annunciare l’uccisione in un raid di al-Baghdadi; l’11 ottobre 2015 è giunta notizia che era scampato ad un raid, il 15 aprile dello stesso anno era stato detto prima che era rimasto ucciso e poi che era rimasto paralizzato a causa di un attacco aereo, nel novembre 2014 le notizie riportavano che era stato ferito in un raid, stessa cosa nel luglio dello stesso anno.
Nel giugno di quest’anno è stato il ministero della Difesa russo ad annunciare la quasi certa morte del leader dell’Isis in un attacco di Su-35 e Su-34 ad un sobborgo meridionale di Raqqa, raso al suolo, in cui era in corso un vertice dei capi dell’Isis con i miliziani 300 miliziani di scorta.
A portare gli aerei sull’obiettivo sarebbe stata un’informazione di infiltrati poi confermata dalle immagini satellitari che hanno inquadrato i vari convogli diretti nel sobborgo.
In luglio la tv panaraba al-Arabiya aveva riferito che ad al-Baghdadi era succeduto Jalaluddin al-Tunisi, vero nome Mohamed Ben Salem al-Ayouni, nato nel 1982 nella regione di Masaken della provincia della costiera tunisina di Sousse.