Pakistan. Proteste contro il ministro della Giustizia, almeno 6 morti

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Non si placano le tensioni in Pakistan, in particolare ad Islamabad, Lahore ed in altre città del paese, dopo che una ventina di giorni fa il ministro della Giustizia, Zahid Hamid, aveva disposto di togliere dal giuramento dei nuovi ministri il riferimento ad Allah. La cosa era stata immediatamente ritirata, ma nelle strade si sono riversati migliaia di militanti del movimento sunnita Tehreek-i-Labaik Ya Rasool Allah (Tly) con a capo il controverso imam Khadim Hussain Rizvi, i quali hanno dato il via ad un’accesa protesta per chiedere le dimissioni del ministro ed hanno bloccato alcune tra le strade principali.
L’intervento di polizia ed esercito, che in base ad un’ordinanza dell’Alta Corte non possono ricorrere alle armi da fuoco per sgomberare i manifestanti, si è comunque tradotto in scontri accesi, e fino ad oggi si contano sei morti, 130 feriti ed almeno 300 arresti.
I militari sono stati chiamati ad intervenire ieri, dopo che i manifestanti avevano bloccato lo strategico raccordo stradale che collega Islamabad a Rawalpindi.
Il numero uno dell’esercito, il generale Qamar Javed Bajwa, ha sospeso la sua visita ad Abu Dhabi e ha suggerito al premier Shahid Abbasi “moderazione nell’opera di repressione”; le autorità hanno disposto la censura sui mezzi di comunicazione dei servizi giornalistici sulla protesta al fine di non incentivare altri ad intervenire alle manifestazioni ed ha disposto il blocco dei social network.