Usa. Moore, ‘Trump: un sociopatico presto alla Casa Bianca’

di Manuel Giannantonio

moore michaelL’attivista statunitense Michael Moore prevede la vittoria di Donald Trump su Hillary Clinton e dal suo blog esce una visione implacabile. “Questo pagliaccio part-time e sociopatico a tempo pieno, diventerà il nostro prossimo presidente” ha scritto Moore, che è regista, scrittore, produttore cinematografico, autore di documentari come Bowling for Columbin (Premio Oscar 2003) e The Big One e Fahrenheit 9/11 (documentario che mira a snocciolare le dinamiche dietro l’attentato alle Torri gemelle, Palma d’oro al Festival di Cannes 2004), nonché sostenitore di Bernie Sanders. Nella sua disamina elenca i cinque motivi per i quali Trump vincerà. Inoltre, aggiunge, ”Mai nella mia vita ho desiderato tanto di sbagliarmi”. Quasi come a confermare la sua visione, gli ultimi sondaggi indicano come il tycoon newyorchese stia recuperando terreno nei confronti della sua rivale democratica, Hillary Clinton.
L’errore? Credere nella logica e credere che possa trionfare. Si è vero, afferma Moore, la sinistra americana ha portato avanti “grandi battaglie culturali” come i diritti degli omosessuali, la disuguaglianza salariale, l’aborto, il controllo sulle armi da fuoco e la lotta contro il cambiamento climatico. “Secondo me, non ci sono dubbi che Hillary vincerebbe le elezioni facilmente, se fossero i giovani a votare dalle loro consolle Xbox o Playstation”. Attraverso questo sarcasmo, Moore ha voluto spiegare come negli Stati Uniti vadano a votare effettivamente i più motivati. E continuando con questa logica chiede “a novembre chi potrà contare sugli elettori più motivati e ispirati?”. La domanda appare come retorica e si sviluppa in cinque punti:

1. La Brexit del Midwest.
Trump segue una strategia elettorale appagante mirando gli Stati democratici della regione dei Grandi Laghi (detti Stati blu, ndr), ovvero il Michigan, l’Ohio, la Pennsylvania e il Wisconsin. Questi Stati, Michael Moore li conosce bene. Originario di Flint, nello Stato del Michigan, il suo primo documentario “Roger and I” era consacrato alle rovine della sua città nel 1989, bersaglio della General Motors, colpita dagli spostamenti dettati dal capitalismo automobilistico alla ricerca di mano d’opera a basso costo. Lo stesso Moore ricorda come questi Stati stiano per diventare “rossi”. Sfruttando questa onda, l’abile Trump tiene discorsi che mirano al protezionismo, sincero o meno che sia, seduce facilmente una popolazione disperata. I quattro Stati del Midwest stanno facendo la loro “Brexit”, sottolinea Michael Moore. Per avvalorare la sua tesi fornisce anche dati statistici. Nel 2012 Mitt Romney ha perso le elezioni presidenziali con un margine di 64 voti del collegio elettorale. Ora, la persona che vincerà lo scrutinio popolare in Michigan, nell’Ohio, in Pennsylvania e nel Wisconsin raccoglierà esattamente 64 voti. Inoltre, gli Stati tradizionalmente repubblicani, che si estendono dall’Idaho alla Georgia, rappresentano tutto ciò di cui Trump ha bisogno, senza dimenticare la Florida, il Colorado o la Virginia di cui potrebbe fare anche a meno.

2. L’ultima resistenza dei maschi bianchi.
Hillary Clinton dispone dei voti femminili perché è una donna. Trump è noto per essere un misogino che tratta le donne come fossero oggetti e, come se non bastasse, ultimamente è stato accusato anche di molestie sessuali. Probabilmente non rappresenta un grande problema perché secondo Moore “dopo otto anni che seguiamo gli ordini di un uomo nero, dovremmo ora seguire le direttive di una donna? E dopo? Ci sarà una coppia gay alla Casa Bianca per gli otto anni successivi? Dei transgender? Vedete dove tutto questo conduce…Presto gli animali avranno gli stessi diritti degli uomini e il paese sarà diretto da un criceto. Troppo è troppo”, conclude.

3. Il sentimento anti Hillary.
Un sentimento che Moore certamente conosce bene, anche se giudica il fatto che molte critiche non sono meritate. Tuttavia, ha sempre detto che non la sosterrà mai per il suo appoggio alla guerra in Iraq e quelli che la voteranno lo faranno mal volentieri. Sostanzialmente, Hillary non può contare sull’entusiasmo che è la principale arma del suo rivale.

4. La delusione dei sostenitori di “Bernie”.
Qui si perdono colpi. Bernie Sanders ha dato del filo da torcere a Hillary nelle primarie democratiche fino alla fine, salvo arrendersi e manifestare pubblicamente il suo endorsment nei confronti della rivale su invito diretto del presidente Obama. Un cambiamento di percorso che ha deluso i suoi sostenitori.

5. Perché è un “clown”.
Moore lo chiama effetto Jesse Ventura. Jesse Ventura era un ex lottatore diventato nel 2008 governatore generale del Minnesota. “Eleggere Ventura è stato un modo per prendersi gioco di un sistema malato”. In questo senso il regista si fa portatore del malcontento popolare che affligge il paese e di un elettorato che non vede cambiamenti. Dopo otto anni di amministrazione Obama, un presidente afroamericano intelligente, preoccupato del progresso, non ci sono stati cambiamenti epocali poiché a conti fatti Obama è impotente e isolato.
Infine Michael Moore lancia l’allarme: “Svegliatevi, Trump vincerà. Sottovalutare la sua minaccia è stato fino ad oggi il suo punto di forza”, anche se promette che per la settimana prossima pubblicherà la strategia per analizzare il tallone d’Achille di Trump e come batterlo.