ALGERIA. Allarme rosso per false marche da bollo ‘Made in China’. Arrivano in container, tra macchinari. Timori per denaro falso

Ansa, 24 lug 11 –

E’ l’ultima frontiera della contraffazione ”made in China”, ma, a differenza delle altre, che riguardano prodotti di grande consumo, perfettamente riprodotti, anche se con qualita’ non eguale agli originali, quella scoperta in Algeria rischia di mandare in tilt una porzione importante delle finanze di uno Stato. Ne sta venendo a capo la Gendarmeria algerina che ha scoperto che il Paese e’ invaso forse da centinaia di migliaia di valori bollati (soprattutto francobolli, marche per patente e passaporti) contraffatti e, cosa che piu’ inquieta, provenienti dalla Cina. Difficile definire l’ampiezza della faccenda, perche’ l’inchiesta e’ ancora alle prime battute – almeno per quello che se ne sa -, ma ha gia’ consentito di svelare i meccanismi per fare arrivare gli stock di effetti contraffatti dalla Cina: spedizioni regolari di macchinari usciti di fabbriche cinesi, ma tra i quali erano dissimulati i fogli dei valori bollati contraffatti, pressoche’ perfetti e pronti per essere smerciati. Cosa che lascia intendere anche una alleanza tra falsari e industriali o, quanto meno, spedizionieri. L’allarme che questa scoperta ha generato in Algeria e’ enorme e oggi il quotidiano Le Temps parla esplicitamente di sovranita’ nazionale minacciata e c’e’ da chiedersi se la scelta di fare arrivare il materiale nel Paese nordafricano e’ stata dettata dalla mancanza di accurati controlli oppure possa essere un ”banco di prova” per altre e ben piu’ remunerative imprese. L’inchiesta e’ partita, questa la versione ufficiale, dalla curiosita’ di capire come un giovane della provincia di Batna ad appena 25 anni fosse proprietario di tre ville lussuosissime. Non c’e’ voluto molto a comprendere che agisse nel mileu criminale della zona, ma la sorpresa per gli investigatori e’ stata enorme quando si e’ scoperto che era il referente algerino dei contraffattori cinesi che hanno letteralmente inondato il Paese con valori bollati (soprattutto dei tagli piu’ grossi, da 2000 e 500 dinari) ”perfettamente falsi”. Anche la scelta dell’area dell’est del Paese appare frutto di una precisa strategia e non del caso, ritenendola probabilmente piu’ al sicuro dalle indagini. Ora l’Algeria si trova davanti ad un enorme problema, che non e’ solo quello di rintracciare le partite di valori contraffatti che sono stati gia’ distribuiti (di controllare le patenti e i passaporti non se ne parla nemmeno), ma di capire da quanto questa storia andava avanti e se l’organizzazione avesse gia’ tentato qualche altro colpo. Il sospetto e’ che nei container, insieme a francobolli e marche, sia arrivato altro. Come, ad esempio, denaro contraffatto e non necessariamente banconote. Il timore nasce dalla sorprendente scoperta, tempo fa, di un carico di monete da 100 dinari, arrivato dentro un container e anch’esso rigorosamente prodotto in Cina. Qui, dicono ora in Algeria, non si tratta piu’ solo di contraffazione: c’e’ ben altro e in gioco e’ la credibilita’ stessa del Paese.