America Latina. Il 2023 si chiude con una bassa crescita. Ma il 2024 non sarà migliore

di Paolo Menchi

È stato appena pubblicato il consueto report della CEPAL (Comisión Económica para América Latina y el Caribe), una delle cinque commissioni regionali delle Nazioni Unite nata per promuovere lo sviluppo nella regione, che evidenzia dati non troppo rassicuranti, visto che è stato rilevato un rallentamento della crescita economica dell’America Latina e che, per il prossimo anno, si prevede un ulteriore decremento, così come per il tasso di occupazione.
L’aumento del Pil dovrebbe attestarsi al 2,1%, in diminuzione rispetto al 2022 ma superiore al 1,8% previsto per il 2024.
Uno dei motivi di questo risultato va cercato nella riduzione dei commerci a livello mondiale che ha colpito in particolar modo i paesi che hanno importanti relazioni economiche con la Cina, la cui economia è in rallentamento da qualche anno.
Basti pensare che il 39% delle esportazioni del Cile, il 32 di quelle del Perù e di Panama e il 27% di quelle di Brasile ed Uruguay sono destinate al mercato cinese, per comprendere il netto riflesso negativo avuto sul Pil latino-americano dal rallentamento della produzione di un così importante partner economico.
Nel risultato ha inciso molto anche la politica antinflazionistica di innalzamento dei tassi attuata sia negli Stati Uniti, da sempre importante partner commerciale della regione, sia all’interno dei singoli paesi, cosa che ha ostacolato gli investimenti e lo sviluppo.
La maggiore crescita si è avuta a Panama (6,1 %), seguita da Costa Rica (4,9 %) Paraguay (4,5 %), Messico (3,6 %) e Guatemala (3,4 %).
I peggiori risultati arrivano da Argentina, che è decresciuta del 2,5% e Haiti, che ha perso il 1,8%, seguiti da alcuni Paesi con crescita positiva, ma di poco superiore allo zero, come Cile (0,1%), Perù (0,3%) e Colombia (0,9%).
Tra il 1951 e il 1979 il Pil della regione latino-americana cresceva in media del 5% annuo, tra il 1980 e il 2009 il tasso di crescita era già diminuito al 3%, mentre tra il 2010 ed il 2024 il tasso medio di crescita annua si attesta al 1,6%.
Il segretario esecutivo della Cepal. José Manuel Salazar-Xirinachs, ha dichiarato che questa situazione “è una tragedia che si protrae da decenni”, e che, a suo parere, è un “problema endogeno” .
Sempre secondo il segretario, i paesi della regione dovrebbero “ridimensionare le politiche di sviluppo produttivo concentrandosi su settori strategici dinamici, promuovere politiche per aumentare gli investimenti pubblici e privati e adattare il quadro finanziario per migliorare la mobilitazione delle risorse”.
Una ricetta che sembra molto generica e che dovrebbe trovare attuazione in politiche specifiche in ogni singolo paese.
Nell’immediato la speranza di crescita è legata alla già registrata diminuzione dell’inflazione a livello mondiale, con probabili riduzioni dei tassi e conseguenti investimenti che possano portare ad un aumento della produzione e degli scambi internazionali.