di Mohamed Ben Abdallah –
La mattanza israeliana di civili a Gaza, ormai quasi 19mila di cui moltissimi bambini, sta spingendo il premier Benjamin Netanyahu in un cul de sac politico interno ed esterno. Gli stessi media israeliani riportano che nel Likud, il suo partito, sono in atto manovre per metterlo da parte, mentre montano le proteste dei parenti dei militari rimasti uccisi nel conflitto della Striscia. Quel che è certo è che in oltre due mesi di palazzi disintegrati con le famiglie dentro, ospedali dati alle fiamme e scuole distrutte Netanyahu non è riuscito nel suo proposito di cancellare Hamas, che invece sta resistendo, mentre nel mondo sempre più realtà prendono le distanze da un’operazione che sembra avere poco a che fare con la reazione all’attacco di Hamas del 7 ottobre, quanto più di eliminare una volta per tutte il problema palestinese. Ultimo il premier irlandese Leo Varadkar, che si è scostato dai colleghi del Consiglio europeo chiedendo la fine delle ostilità. D’altronde fin dalla nascita di Israele sono milioni i profughi costretti a fuggire, e già lo stesso premier aveva annunciato l’intenzione di annettere la valle del Giordano.
Netanyahu, che ha fatto approvare la confessionalità dello Stato nel 2018 rendendo i residenti fedeli delle altre religioni ospiti di fatto, è stato chiaro con il presidente Usa Joe Biden affermando nel recente incontro la sua contrarietà alla soluzione dei “Due Stati”. Al capo della Casa Bianca, che ha mostrato nel pieno della campagna elettorale il completo servilismo alle potenti lobby ebraiche americane ponendo il veto al Consiglio di sicurezza su una risoluzione per il cessate-il-fuoco umanitario, non è restato altro che constatare che “Israele sta cominciando a perdere sostegno in tutto il mondo”.
Imbarazzo si è creato a Parigi, dove la linea di sostegno ai bombardamenti israeliani si sta sgretolando in seguito all’uccisione, sotto un bombardamento, di un agente diplomatico francese. Il fatto è successo a Rafah, e il diplomatico è rimasto ferito gravemente fino a morire “nel bombardamento – ha riferito il Quai d’Orsay – di un complesso residenziale in cui sono morti numerosi civili”. Sempre il ministero degli Esteri francese ha spiegato che “il diplomatico aveva trovato rifugio nella casa di un suo collega del consolato di Francia, con colleghi e famigliari”. I morti sarebbero una decina.
Il ministro degli Esteri Catherine Colonna, attesa domani a Tel Aviv, ha chiesto al collega israeliano Eli Cohen una “tregua immediata e duratura”, poiché sono morti troppi civili”. “Ribadiamo il diritto di Israele a esistere – ha aggiunto – nel rigoroso rispetto del diritto umanitario, proteggendo le popolazioni civili e contribuendo a evitare la conflagrazione regionale”.
Alcuni giorni fa a rimetterci la vita è stato un reporter di al-Jazeera, Samer Abudaqa, il quale è rimasto vittima dell’esplosione di un missile mentre filmava una scuola bombardata a Khan Younis, nel sud di Gaza. Il cameraman si trovava con il giornalista della stessa emittente Wael al-Dahdouh, il quale è rimasto ferito e si è fatto curare nell’ospedale Nasser: sua moglie, due suoi figli e una nipote erano rimasti uccisi in un bombardamento israeliano agli inizi di ottobre, il giornalista lo aveva appreso mentre era in diretta su al-Jazeera.
Tre ostaggi israeliani sono invece rimasti uccisi dal fuoco amico mentre cercavano di uscire dalla zona di scontro con un pezzo di stoffa bianca. Un portavoce dell’esercito ha spiegato ai giornalisti che le indagini sono in corso, ma che a quanto pare i militari che hanno sparato “non hanno seguito le regole d’ingaggio dell’esercito”.
Per tentare di raggiungere il cessate-il-fuoco ha preso il via in queste ore un’iniziativa diplomatica del Qatar, nonostante le “severe critiche” manifestate da Netanyahu nei confronti del paese del Golfo sia per l’ospitalità data ai vertici politici di Hamas che per gli aiuti economici inviati a Gaza. Il premier ha fatto sapere che del supporto qatarino “ne parleremo a tempo debito”, ma va sottolineato che fra le due nazioni non vi è riconoscimento.
Il Jerusalem Post ha invece riportato un’indiscrezione della Axios secondo cui il premier e capo della diplomazia del Qatar, Mohammed Bin Abdul Rahman al-Thani, incontrerà a breve il capo del Mossad, il potente servizio segreto israeliano David Barnea, in un paese europeo. Settimana scorsa Barnea ha visto a Tel Aviv il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan.