Amnesty International segnala un aumento delle esecuzioni capitali

di Manuel Giannantonio

iran pen di morteAlmeno 778 condannati sono stati uccisi nel mondo solo l’anno scorso, se escludiamo la Cina che non fornisce dati statistici in questo senso, contro i 682 del 2012, come indicato giovedì da Amnesty International. L’ONG attribuisce questo aumento all’Iran e all’Iraq.
Secondo Audrey Gaughran, direttrice degli Affari internazionali per Amnesty International, questa cifra, che non tiene conto delle vittime del regime di Teheran, testimonia un’atroce realtà: “La nostra stima totale esclude la Cina dove migliaia di persone vengono uccise ogni anno ma dove la pena di morte è un segreto di Stato”, ha ribadito Gaughran commentando il rapporto annuale dell’associazione dei diritti dell’uomo sulla pena capitale.
Secondo nella triste classifica l’Iran (almeno 369 esecuzioni nel 2013), seguito dall’Iraq (169). L’Arabia Saudita è al quarto posto (79), precedendo gli Stati Uniti d’America (39) e la Somalia (34).
“Un piccolo numero di questi paesi hanno praticato le esecuzioni con finanziamenti dello dallo Stato”, dice il segretario generale di Amnesty, Salil Shetty.
Nel mondo lo scorso anno, l’Indonesia, il Kuwait, la Nigeria e il Vietnam hanno ripreso le esecuzioni, anche se, ha precisato il portavoce dell’organizzazione, “Constatiamo da oltre vent’anni un abbassamento regolare del numero di paesi che ricorrono alla pena di morte”.
I metodi di esecuzione nel mondo includono la sedia elettrica, la decapitazione, l’impiccagione, l’iniezione letale e il plotone di esecuzione. Alcune pene capitali restano pubbliche come in Iran, nella Corea del Nord, in Arabia Saudita e in Somalia.
A volte è applicata per crimini che non hanno provocato nessuna morte, come il furto, il traffico di droga o atti che non dovrebbero essere considerati come crimini, quali l’adulterio e la blasfemia.