Anche la Nigeria vuole stoppare il colonialismo cinese

di Enrico Oliari –

Anche la Nigeria, dopo lo Zambia, pone uno stop al colonialismo economico cinese nel proprio paese: fino a poco a quasi tutti i paesi del Continente nero avevano abboccato alle proposte di Pechino, ma oggi cresce la perplessità verso le promesse e gli aiuti troppo facili.
Il colonialismo economico cinese infatti prevede che aziende cinesi costruiscono infrastrutture in Africa in cambio di risorse di ogni genere, dalle materie prime allo sfruttamento di vaste aree agricole; tuttavia le infrastrutture costruite ed i servizi vengono realizzati da aziende cinesi, le quali utilizzano mano d’opera cinese ed i cui profitti finiscono ancora nelle tasche dei cinesi.
L’allarme oggi è stato lanciato dal governatore della Banca centrale di Nigeria, Lamid Sanusi, il cui volto occupa la prima pagina del Financial Times: l’Africa “sta spalancando le sue porte a nuove forme di imperialismo; (…) la Cina prende da noi beni primari e ci rivende prodotti manifatturieri. Questa è l’essenza stessa del colonialismo”.
Nel 2012 gli scambi commerciali tra Cina e Africa hanno raggiunto i 200 miliardi di dollari, 20 volte di più rispetto all’anno 2000, ma, come ha osservato Sanusi, la Cina “non è più ormai un’economia sorella del mondo sottosviluppato, bensì la seconda economia più forte del mondo, un gigante capace di esprimere le stesse forme di sfruttamento dell’ovest”. “La Cina – ha concluso – è uno dei maggiori artefici del sottosviluppo africano”.