Birmania. Al via la campagna elettorale per le elezioni generali dell’8 novembre

di Alberto Galvi

In Birmania è iniziata la campagna elettorale per le sue elezioni generali dell’8 novembre prossimo, quando si voterà nei diversi livelli istituzionali del Paese come nella Camera bassa (Pyithu Hluttaw), nella Camera alta (Amyotha Hluttaw) e nei parlamenti statali e regionali.
Nella Camera alta ci sono 224 seggi, di cui 168 membri sono eletti direttamente nei collegi uninominali a maggioranza assoluta con un secondo turno se necessario e 56 membri nominati sono militari, per un mandato di cinque anni. La Camera bassa invece è composta da 440 seggi, attualmente 433, di cui 330 membri sono eletti direttamente nei collegi elettorali uninominali a maggioranza semplice e 110 nominati dai militari i cui membri restano in carica cinque anni.
Il principale partito del Paese è il NLD (National League for Democracy) comandato da Aung San Suu Kyi, la leader di fatto di Myanmar. L’NLD è sostenuto dal gruppo dominante di Myanmar i Bamar, mentre gli altri partiti cercano il consenso delle altre minoranze etniche.
Le forze armate sono ancora estremamente potenti in un paese governato da una costituzione scritta dall’ex giunta militare.
Il principale partito di opposizione è l’USDP (Union Solidarity and Development Party): il suo è leader Than Htay che si è allineato con i militari. L’esercito controlla tre ministeri chiave e il 25 per cento dei seggi parlamentari, controllando di fatto l’organo legislativo del Paese.
Altri partiti di Myanmar sono: l’ANP (Arakan National Party), il SNLD (Shan Nationalities League for Democracy), il PPP (People’s Pioneer Party), il TNP (Ta’ang National Party), il ZCD (Zomi Congress for Democracy), il PNO (Pa-O National Organization) e il LNDP (Lisu National Development Part).
Il parlamento di Myanmar ha eletto nel 2018 Win Myint nuovo presidente del Paese, che è succeduto a Htin Kyaw dopo che si è dimesso, ma il suo ruolo è soltanto di facciata, mentre Aung San Suu Kyi è di fatto il presidente dello Stato. Il presidente è eletto indirettamente a maggioranza semplice dal parlamento tra tre candidati alla vicepresidenza nominati dal Collegio elettorale presidenziale composto da membri della Camera bassa e alta e da membri militari. Gli altri due candidati diventano vicepresidenti che attualmente sono Myint Swe e Henry Van Thio, mentre il presidente è eletto per un mandato di cinque anni.
Molti osservatori internazionali si aspettano che il voto venga annullato nelle aree di conflitto, come nello Stato settentrionale del Rakhine, ma questa decisone spetta all’UEC (Union Election Commission). La credibilità delle elezioni è stata minata dalla privazione del diritto di voto dei rifugiati e della maggior parte dei 600mila Rohingya ancora presenti nel Paesi, ma privati della cittadinanza e dei diritti.
La campagna elettorale per le elezioni generali dell’8 novembre sarà condizionata dal peggioramento dell’epidemia da Covid-19. Il Paese aveva passato settimane senza un contagio e molte delle regole necessarie a diminuirne gli effetti erano state allentate fino a metà agosto, quando sono stati rilevati alcuni casi nello Stato occidentale del Rakhine. Da allora il numero dei contagi sono triplicati con più di 1600 contagiati e una decina di morti registrati.
Da quando Myanmar ha iniziato la transizione verso la guida di un governo civile nel 2011, le elezioni del 2015 sono state le prime democratiche in cinquant’anni. In questi anni il Paese ha avviato riforme economiche volte ad attrarre investimenti stranieri e reintegrarsi nell’economia globale. Nonostante ciò, Myanmar rimane uno dei Paesi più poveri del mondo, in quanto gli standard di vita non sono migliorati per la maggior parte delle persone che risiedono nelle zone rurali.