Bolivia. Morales e Arce, lotta senza esclusione di colpi

di Paolo Menchi –


Si fa sempre più dura la lotta interna al partito boliviano MAS (Movimiento al Socialismo – Instrumento Político por la Soberanía de los Pueblos ) tra l’attuale presidente Luis Arce e l’ex mandatario, oltre che leader storico, Evo Morales.
Il problema sta proprio in quest’ultima affermazione, infatti Morales è riuscito a far votare dal MAS una mozione secondo la quale lui è l’attuale leader, non solo storico, ed unico candidato per il partito alle prossime elezioni del 2025.
Questo ha portato ad una spaccatura tra “evisti” e “arcisti” combattuta anche con colpi bassi, come le accuse di corruzione lanciate da Morales contro il suo rivale e suo figlio Marcelo Arce Mosqueira, in merito a progetti di estrazione e vendita di gas e litio, iniziativa che nessun funzionario statale può assumere per legge,
Proprio nei giorni scorsi il figlio del presidente ha pubblicamente sfidato Evo a presentare le prove relative alla grave accusa, negando ogni coinvolgimento della sua famiglia e gridando all’attacco politico.
Morales ha risposto affermando di essere in possesso di una registrazione in cui il figlio di Arce diceva al padre di lasciargli la gestione dei progetti in quanto il Presidente era troppo impegnato con la politica e che tale prova verrà a breve consegnata alla magistratura.
Non sappiamo se le accuse abbiano o meno fondamento, ma certamente non è estranea la volontà di Morales di tornare ad essere la prima carica dello stato, dopo aver governato per molti anni facendo della Bolivia una sorta di regno.
Ricordiamo che Morales era stato eletto per la prima volta nel 2005, poi rieletto a fine 2009 e, grazie ad una riforma costituzionale da lui voluta e confermata da referendum, per permettere una ulteriore candidatura fino ad allora vietata dalla costituzione, nel 2014 ottenne il terzo mandato.
Nel febbraio 2016 aveva giocato la stessa carta per potersi ricandidare una quarta volta, aveva perso il referendum ma, con una discutibile decisione, il Tribunale supremo elettorale aveva ribaltato il risultato, stabilendo che era un “diritto umano” di Morales ricandidarsi.
Morales era stato rieletto quindi il 20 ottobre 2019 ma le accuse di brogli elettorali e le forti proteste di piazza lo avevano costretto a scappare prima in Messico e poi in Argentina accusando le opposizioni di golpe.
Nel frattempo, si era insediato un governo provvisorio guidato da Jeanine Áñez che era rimasto in carica fino alle elezioni dell’autunno del 2020, quando, a sorpresa, era stato eletto Presidente Luis Arce del MAS ed ex ministro del governo Morales.
Proprio a seguito di questo risultato Evo era potuto tornare in Bolivia e, nei mesi successivi, la presidente ad interim era stata incarcerata (e lo è tuttora) con l’accusa di cospirazione e golpe. In attesa di sapere che decisioni prenderà la magistratura la cosa certa è che Morales non si rassegnerà mai ad un ruolo che non sia in prima fila, cosa non troppo positiva visto che non viene minimamente predisposto il ricambio generazionale.