Bosnia Erzegovina. Si è votato a Mostar dopo 12 anni per il consiglio comunale

di Alberto Galvi

In Bosnia dopo 12 anni si sono svolte le prime elezioni locali nella città con circa 100mila abitanti di Mostar. In tutto il resto del Paese le elezioni locali si sono svolte il 15 novembre, con i partiti di opposizione che hanno vinto le sfide elettorali nelle due maggiori città del Paese balcanico.
I primi risultati del voto di domenica 20 dicembre 2020 indicano anche che i candidati dei partiti multietnici e le loro rispettive alleanze avranno la maggior parte dei 35 membri eletti del futuro consiglio comunale, secondo le nuove regole elettorali della città. Quei consiglieri comunali voteranno quindi per determinare il prossimo sindaco di Mostar, che deve avere una maggioranza di due terzi.
Mostar è divisa tra bosniaci musulmani e croati cattolici, che hanno combattuto ferocemente tra di loro per il controllo della città durante la guerra del Paese del 1992-95, conclussia con l’accordo di Dayton. Non si tengono elezioni locali dal 2008, a causa della mancata applicazione da parte delle autorità di una sentenza del 2010 della Corte costituzionale bosniaca secondo cui la struttura di condivisione del potere della città era incostituzionale in quanto bisognava rafforzare lo Stato di diritto e la protezione dei diritti individuali.
Il voto a lungo ritardato a Mostar è arrivato lo scorso giugno dopo la mediazione della Ue, degli Usa, degli ambasciatori britannici e dei leader dei principali partiti della Bosnia-Erzegovina, che hanno raggiunto un accordo dopo un lungo negoziato e dopo mesi che la Corte europea dei diritti dell’Uomo si era pronunciata a favore dell’insegnante Irma Baralija, che ha citato in giudizio la Bosnia per discriminazione per non aver tenuto le elezioni locali a Mostar.
Le regole elettorali a Mostar erano però considerate discriminatorie e necessitavano di riforme. Inoltre lo scorso ottobre anche la Corte europea dei diritti dell’Uomo ha condannato la Bosnia per le stesse ragioni, e nonostante ciò ha consentito le elezioni municipali a Mostar. In città è alta la disoccupazione e scarse sono le opportunità economiche, mentre molti hanno lasciato la Bosnia in cerca di lavoro all’estero.
I due principali partiti che hanno vinto sono quello bosniaco dell’SDS (Serbian Democratic Party),il cui leader è Bakir Izetbegovic,e quello croato dell’HDZ (Croatian Democratic Union of Bosnia and Herzegovina),il cui leader è Dragan Covic.
Questi partiti per più di un decennio hanno governato la propria parte della città e le sue separate utenze, compagnie postali, università e ospedali, sostenuti da partiti politici e alleanze con altri movimenti minori principalmente multietnici.
Mostar è stata governata negli ultimi anni da Ljubo Bešlić dell’HDZ, un sindaco facente funzione con un ufficio che comprendeva i rappresentanti dell’SDA. In quel periodo nessun consiglio locale era presente per sovrintendere al loro lavoro o allo stanziamento di quasi 230 milioni di euro spesi dalle casse della città nel corso degli anni, cioè da quando il suo mandato era scaduto nel 2013.