Brasile. Bolsonaro perde consenso durante la pandemia

di Alberto Galvi

Il paese dell’America Latina con il maggior numero di casi di contagiati da Covid-19 è il Brasile con più di 800mila contagiati e più di 41mila i morti. Il numero di contagiati da coronavirus in Brasile supera anche quelli di alcune delle nazioni più colpite al mondo come Italia, Spagna, Francia, Regno Unito e Russia e si colloca dietro solo a quello degli Stati Uniti.
Per la situazione di emergenza in cui versa il paese la popolazione sta fortemente criticando le scelte politiche del presidente Bolsonaro che ha da sempre sottovalutato il Covid-19 definendolo un’influenza e ha criticato le misure di isolamento sociale attuate dagli Stati brasiliani per fermare le infezioni, perché danneggiano l’economia.
Bolsonaro ha inoltre cambiato il suo ministro della salute 2 volte a seguito di disaccordi sulla gestione da parte del governo della crescente crisi del coronavirus del paese. Nelson Teich aveva criticato un decreto del presidente brasiliano che consentiva la riapertura di palestre e centri estetici.
Il ministro precedente Luiz Henrique Mandetta è stato licenziato ad aprile dopo che il presidente Bolsonaro l’aveva criticato pubblicamente per aver sollecitato le persone a osservare le distanze sociali e a rimanere in casa.
Il Brasile non è ancora riuscito ad attuare politiche coerenti per appiattire la curva di contagio. Il presidente brasiliano fin dall’inizio della crisi ha seguito una strategia ben precisa, cambiando i ministri, contrastando le politiche dei governatori, incoraggiando le persone ad andare in piazza.
La strategia adottata consisterebbe nell’apparire come un presidente fragile nei confronti della pandemia, ma che invece era in grado di ottenere dei buoni risultati nel campo economico.
Bolsonaro aveva infatti compreso che aveva 2 crisi impossibili da evitare: una economica e una sanitaria. Ben cosciente che è inevitabile perdere consenso elettorale in un momento come questo, ha voluto dare un’immagine di sé e del suo governo di grande fragilità, mostrando la mancanza di possibilità di riuscire ad effettuare le sue scelte politiche.
Il Brasile è in netto contrasto con i paesi dell’Europa e dell’Asia, dove i blocchi forzati hanno avuto successo, anche se circa 13 milioni di brasiliani vivono in favelas, dove le raccomandazioni igieniche e l’allontanamento fisico sono quasi impossibili da seguire.
Inoltre il governo ha sempre chiuso gli occhi sulla grave minaccia a cui era sottoposta la popolazione indigena del paese anche prima dello scoppio del Covid-19, incoraggiando l’estrazione illegale e il disboscamento della foresta pluviale amazzonica.
Da quando è scoppiata la pandemia il consenso elettorale di Bolsonaro è in calo anche se i suoi irriducibili sostenitori come i militari, gli evangelici e gli imprenditori sono sempre dalla sua parte.
La perdita di consenso del presidente brasiliano è dovuta anche in parte alle dimissioni del mese scorso del ministro della Giustizia Sérgio Moro, che ha creato una pericolosa sfida politica con l’opposizione in quanto si è guadagnato la fama di paladino della giustizia.
Moro quando era procuratore ha coinvolto numerosi politici brasiliani, sia di destra che di sinistra in processi con l’accusa di corruzione. A chiedere le dimissioni di Moro è stato il licenziamento del capo della polizia federale brasiliana, Maurício Valeixo da parte di Bolsonaro, che aveva esaminato le accuse di corruzione da parte dei suoi figli.
Nonostante tutto il presidente brasiliano ha ancora la capacità di rimanere a capo del paese, in quanto l’opposizione nel Congresso Nazionale è molto frammentata da dozzine di partiti politici.
L’attuale presidente da quando è stato eletto ha sottratto molti elettori alla sinistra in quanto si è fatto strada anche nella classe lavoratrice brasiliana descrivendosi come un uomo comune.
Se si andasse a votare adesso, Bolsonaro riuscirebbe a vincere nuovamente anche se ciò accadrebbe molto probabilmente al secondo turno.