Brasile. Dopo l’assalto al Congresso Lula ordina 1.200 arresti. Bolsonaro si defila

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Per quanto le autorità brasiliane si siano espresse in assicurazioni, continuano in Brasile i disordini che vedono i sostenitori di Bolsonaro manifestare contro quelle che definiscono le “elezioni truffa”, che hanno consegnato la presidenza al leader di sinistra Luiz Inacio Lula da Silva.
Dopo il clamoroso assalto di ieri al Senato, al Palazzo presidenziale e alla Corte suprema, edifici fortunatamente vuoti per la giornata festiva, nella notte numerosi bolsonaristi hanno bloccato autostrade e compiuto atti vandalici. Già ieri sera il presidente Lula, rientrato a Brasilia per fermare i saccheggi dei palazzi istituzionali (è stata rubata persino la Costituzione originale del 1988), aveva incaricato la polizia federale di arrestare le teste calde, ma per un attimo si è temuto l’appoggio dell’esercito ai sostenitori di Bolsonaro, dopo che i militari si erano opposti a far entrare nell’accampamento dei manifestanti i poliziotti.
Le cifre parlano di 200 arresti effettuati già ieri sera fra i 3mila assaltatori dei palazzi istituzionali, e di 1.200 arresti avvenuti oggi nell’accampamento situato a Brasilia.
Lula, che ha parlato di “fascisti” e di “terroristi”, ha accusato Bolsonaro di aver fomentato i disordini, ma lui dalla Florida ha respinto ogni addebito, condannando quanto accaduto e sottolineando che “durante il mio mandato sono sempre rimasto nel perimetro istituzionale”. Il presidente, visibilmente alterato, ha garantito che i responsabili dei fatti “saranno puniti in modo esemplare”.
Nella fotocopia di quanto accaduto due anni fa a Washington sono fioccate le prese di posizione pro Lula da tutto il mondo, e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha parlato di “assalto alla democrazia” e ha twittato, come riporta l’Ansa, che “È una grande preoccupazione per tutti noi, difensori della democrazia”. (…) “Il mio pieno sostegno al presidente Lula, che è stato eletto in modo libero e correttamente”.
Unanime la condanna delle cancellerie occidentali: tra i primi il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il quale ha twittato che “Sto seguendo con preoccupazione quanto sta accadendo in Brasile. Ogni atto di violenza contro le istituzioni democratiche deve essere condannato con grande fermezza. I risultati elettorali vanno sempre e comunque rispettati”.
Nel frattempo la tensione resta alta, e il giudice della Corte Suprema Federale Alexandre de Moraes ha disposto la sospensione per tre mesi di Ibaneis Rocha, governatore del distretto federale, ritenuto responsabile di aver ignorato le richieste di varie autorità di un aumento dei livelli di sicurezza.