Brasile. Il G20 del ’24 a Rio, secondo Lula

di Francesco Giappichini –

Il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, ha già le idee chiare su come dovrà svolgersi il 19mo vertice del Gruppo dei venti (G20), il 2024 G20 Rio de Janeiro summit. L’appuntamento inaugurerà un biennio importante per la Nazione sudamericana, che cercherà di riaffermare la centralità nelle relazioni internazionali, il ruolo di potenza regionale, e il suo soft power. Nel ’25 è prevista non solo l’organizzazione del 17th Brics summit (Vertice Brics del 2025); pochi mesi dopo, presso Belém nello Stato del Parà, sarà inaugurata anche la Conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici del 2025 (2025 United nations climate change conference, o Conference of the parties – Cop 30).
Il capo dello stato non ha solo enunciato gli obiettivi della Cúpula do G20 Rio de Janeiro 2024, in programma il 18 e il 19 novembre ’24, e il cui lemma è già un tormentone nei media: «Construindo um mundo justo e um planeta sustentável», in italiano “Costruire un mondo equo e un pianeta sostenibile”. Ha anche annunciato la creazione di due task force, e un rilevante stanziamento, pari a quasi 57 milioni di euro. Naturalmente con questo attivismo sul piano della politica estera, si cercherà di distogliere l’attenzione dalle difficoltà interne: Lula è di fatto un’“anatra zoppa”, e la sua Amministrazione non riesce a poggiare su una maggioranza solida. Insomma – specie quando hanno a che fare con formazioni che non sono altro che cartelli elettorali di tipo clientelare – molti deputati centristi preferiscono ammiccare allo sterminato elettorato «anti-lulista», anziché seguire la disciplina di partito.
Andiamo però con ordine. Lula, che il primo dicembre assumerà la presidenza del Gruppo dei venti (G20), ha deciso: il Vertice di Rio de Janeiro, il primo in Brasile, dovrà perseguire tre obiettivi fondamentali, a mezzo di due gruppi di lavoro. Il primo consesso si occuperà dell’insicurezza alimentare nel mondo, mentre un altro studierà come affrontare i cambiamenti climatici. Ebbene il primo obiettivo, denominato «Inclusione sociale e lotta contro la fame», dovrà esser perseguito tramite una non meglio specificata alleanza globale contro la fame e la povertà. Il secondo, battezzato «Transizione energetica e sviluppo sostenibile nei suoi aspetti sociali, economici e ambientali», contiene invece un messaggio politico: si rifiuta l’idea che l’agenda ambientale sia separata dalla necessità di generare reddito e ridurre le disuguaglianze.
Il terzo consiste nella riforma delle istituzioni di governance globale: Fondo monetario internazionale (Fmi), Banca mondiale, e Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Sullo sfondo, la necessità di ampliare l’accesso alle risorse, a beneficio dei Paesi in via di sviluppo: secondo Brasilia, queste istituzioni hanno formati obsoleti, che non danno il giusto spazio al Sud globale. Al di là degli obiettivi istituzionali, il presidente-operaio mira a un vertice snello (almeno rispetto a quello di New Delhi), ma con le decine d’incontri settoriali da spalmare nelle cinque tradizionali regioni del Paese. Un summit dunque diffuso, e soprattutto all’insegna del dibattito, affinché la società si manifesti e partecipi: dovrà essere un G20 «popolare», «partecipativo» e «democratico», per usare gli aggettivi del presidente. Infine, il capitolo del conflitto in Ucraina. In sostanza, il Governo Lula esige un G20 che non si spacchi su questioni geo-politiche e conflitti militari, ma si limiti ai temi sociali, economici e ambientali.